E adesso, bambini di ogni età, comincia la storia della pioggia.
Ieri la vostra narratrice è stata in un bel posto che si chiama La Nave Espacial a vedere Alice nel Paese delle Meraviglie, storia di una regina cattiva che voleva sgomberare il Paese delle Meraviglie perché era autogestito (parola poco fiabesca, ma a volte magica). Per fortuna vinceva la regina bianca, una sovrana buona molto speciale, infatti è repubblicana.
Non come certe repubbliche in cui la gente fa una cosa che si chiama elezioni che poi non serve a niente, perché poi quelli che comandano fanno quello che gli pare e poi un signore molto molto arrabbiato e triste un brutto giorno se la prende con chi non c’entra proprio niente.
Questa regina è repubblicana davvero.
E sapete perché vinceva lei?
Perché c’era la pioggia.
Dovete sapere, cari bambini, che quando c’è la pioggia a Barcellona, tutto è possibile. A Napoli è ancora più magico, infatti tutta la città si trasforma in un fiume: chiedete a papà che significa testacoda su asfalto bagnato. Ma questa è un’altra storia.
La magia della pioggia a Barcellona è che, solo quando piove, si avverano tutti i vostri sogni. Però, quando torna il sole, tutto diventa come prima, e nessuno si ricorda niente. E a Barcellona, in realtà, piove poco.
Dev’essere stato un incantesimo difettoso, che le fatine cercano ancora di risolvere. Per sapere a che punto stanno potete rivolgervi a dei maghetti che girano per il centro con parole magiche come cervezabeer, hashish, coca. Ma io, personalmente, non indagherei.
Mi godrei il buio di una giornata di pioggia.
Sì, perché le tenebre sono importanti, bambini. A parte che senza di loro non ci sarebbe la luce, le tenebre insegnano tante cose. Alice sprofonda nelle tenebre per capire chi è veramente. E tanta gente, tanta, nei racconti, scende giù giù nel buio più profondo, chiedete alla maestra cos’è la catabasi.
E allora, solo con la pioggia, quel posto un po’ magico che è la Nave Espacial, non si preoccupa più della regina cattiva che viene a cacciare via tutti, e continua a offrire cabaret e circo gratis a grandi e piccini.
E mentre i rivoli d’acqua puliscono un po’ il balcone della narratrice, che era ora, ma distruggono pure la lettiera della gatta, lo gnomo cattivo del terzo piano diventa buono buono, chiede scusa a tutti per aver tagliato i fili delle antenne e cambiato la serratura del terrazzo, e nessuno pensa più a cacciare lui, anzi, lo nominano vicino dell’anno.
Se piove proprio forte forte, le signore della porta accanto la smettono perfino di sentire la bachata, una musica inventata direttamente dalla strega cattiva del Mago di Oz, e cominciano a metter su delle canzoni che pure se piove ti viene voglia di far festa sul loro balcone, e prima che esca il sole scoprono che nel loro paese possono sposarsi pure se sono due signorine, e partono per la gioia dei timpani di tutti.
Invece il ragazzo del palazzo accanto, che ha la pelle e il passaporto di un colore diverso dalla narratrice (e col sole questo è un problema), trova un lavoro vero, non uno che paghi tanti soldi per fingere che stai lavorando, e intanto ti danno un pezzo di carta che dice che puoi restare. E la sua casa per magia diventa così grande, ma così grande, che i suoi dieci coinquilini non devono più dormire 3 o 4 per stanza, bambini compresi, ma vanno qua e là felici e fanno una bella cena a base di curry e invitano pure la narratrice. Va bene, pure voi, ma a voi poco piccante che se no fate come Biancaneve e la mela, senza il principe che viene a baciarvi.
E a proposito di principi, quando piove la narratrice dell’ultimo piano non deve più chiedersi, guardando i viandanti che bussano alla sua porta, quali siano i principi e quali i draghi, e se i primi siano più buoni dei secondi o siano i draghi, in realtà, quelli più buoni e utili in cucina. Quando uno dei viandanti che numerosi, ultimamente, bussano alla sua porta (si fa quel che si può) chiede se può restare, lei con la sua supervista capisce subito se è principe o drago, pellegrino o cataplasemo ‘e semmente ‘e lino (è una parola magica di una terra lontana). E lo lascia entrare contenta e si addormentano sorridendo.
Prima che il sole riporti tutti i pasticci.
Ma finché c’è la pioggia, cari bambini, che l’aria cambi.