Tra i film tremendi guardati durante la mia crisi, ce n’è uno che parla di Biancaneve.
Non quella che conosciamo. Innanzitutto, la fa la neovampira di Twilight, sfottuta in genere per la sua scarsa espressività. Poi la matrigna è una specie di riassunto maschilista di cosa sia una femminista (avvenenza a parte) e cosa voglia fare agli uomini. Infatti è Charlize Theron.
Ma la cosa più carina di questa rivisitazione darkettona di Biancaneve (non temete, ho rivisto pure Troy e non so quanti horror tutti uguali) è la “svolta cacciatore”.
Cioè, è il cacciatore a baciare la bella. Per non farsi mancare niente la bacia anche il principe, in un momento che la mia prof. di scrittura di qua chiamerebbe guiño al espectador: il pubblico ancora sveglio si aspetterebbe che adesso Bianca si svegliasse. Diamine, l’ha baciata il principe, funziona così, no? No. Poco ci manca che la bella si alzi solo per dire “Già fatto?” e torni a sdraiarsi, delusa.
No, a Biancaneve la fa resuscitare il cacciatore. Con un accento australiano abbastanza improbabile, nel Medioevo pensato dai fratelli Grimm, ma questo passa il convento. E va detto che anche nelle brume del mio corazón espinado percepivo il dettaglio che fosse un gran bel pezzo di cacciatore.
Ma in quel momento pensavo diligentemente al lato filosofico della cosa, che era: possibile che per cambiare il finale delle favole dobbiamo per forza vedere un film porno? O leggere una parodia? Ok, gli scherzi che si fanno con questo tipo di narrazioni sono vari e innumerevoli, ma non mi veniva in mente neanche un racconto con finale aperto. Solo interpretazioni diverse per gli eventi triti e ritriti di sempre: che so, la chiave della moglie di Barbablù, per Bruno Bettelheim è il solito simbolo sessuale di freudiana memoria e per Clarissa Pinkola Estés è tutta una metafora junghiana in cui non mi ci raccapezzavo, finché non ho cominciato a sognare chiavi anche io (e considerando quanto fosse arziiilla e pimpante la mia libido, non credo proprio fossero simboli sessuali).
Ma niente, Biancaneve deve finire col principe. Manco sto film, col suo finale aperto ma non troppo, riesce a dare una ventata poppettara a questi vecchi racconti, provenienti da un’epoca in cui ogni cosa tornava al suo posto e guai a tentare di cambiare le carte in tavola, e l’ordine del mondo.
È che io ancora non ci sto, non tanto. Al pensiero che gli emo vanno con gli emo, i pazzi coi pazzi, chi si somiglia si piglia e gli opposti si attraggono solo quando sono complementari.
Come si diceva ultimamente, bisogna accettarlo, perché o ti magni sta minestra ecc. ecc.
Ma io ci ho pensato, a lungo, e troppo. A come sarebbe bello un mondo in cui Biancaneve non finisse col solito principe palloso che poi la portasse a vedere la sua collezione di calzamaglie azzurrine. In cui il cacciatore ubriacone e perso nei suoi lutti avesse almeno una speranza. In cui la regina cattiva fondasse una multinazionale, che venisse chiusa per una class action.
Ci lamentiamo perché la vita non è una favola? E allora perché, gira che ti rigira, spesso finisce tutto sempre uguale? Migliaia di libri di favole, di manuali su come si vive, e sugli amori sani, asettici, medicalizzati che ti danno solo quello che è opportuno per la tua personalità e il tuo modo di essere, suggeriscono che finisce uguale. Magari non come prevedevamo noi, ma secondo il copione di un narratore che non sembra ammettere modifiche.
O le ammette?
Forse, per una volta, devo tornare d’accordo con l’Oriana Fallaci di Lettera a un bambino mai nato, che mi propinarono alle elementari e m’insegnava cose tipo “meglio il viaggio che la meta”. Continuo a non esserne convinta, ma nel tentativo di cambiare l’inevitabile finale che mette le cose al loro posto, ordinate per classe, prestigio sociale e livello di follia, con buona pace di Bourdieu, prima del forse inevitabile finale va bene godersi il percorso.
Nel caso di questo teen movie, godersi un’improbabile Biancaneve, non più passiva, che imbraccia le armi contro la matrigna e dichiara che “preferirebbe vivere una sola morte che morire un po’ ogni giorno”.
Banale quanto si voglia, ma forza Snow.
Poi magari tu sarai regina, il cacciatore tornerà a cacciare, il principe farà sei mesi e sei mesi con te e la Bella Addormentata.
Intanto, ci godiamo il tragitto.