Si vede che non ho niente da fare, perché sono ancora presa dal dubbio: esiste una forza superiore o le cose succedono a cazzo di cane?
Non infierite, il mio coinquilino già mi suggerisce di farmi assumere come lavapiatti in qualche pizzeria italiana per spazzarmi questi dubbi con un colpo di Nelsen (magari, secondo me devi vedere se usano l’aceto!).
Ma no, scherzi a parte, se avessero ragione i cosiddetti pagani? Se gli dei fossero una congerie fancazzista di giganti che pensano solo ai fatti loro, e intanto si inchiappettano e mangiano e trasformano in qualsiasi cosa che manco Brooke di Beautiful riuscirebbe a escogitare passatempi così interessanti?
Già ce li vedo, con le “pratiche” della mia grazia: Afrodite che raccoglie firme perché possa coronare il mio sogno d’amore, perché Era si è messa di traverso (non che gliene freghi qualcosa di me, tanto più che do poca confidenza ai cigni e non sono fan delle piogge dorate, è che quelle due sono ancora incazzate l’una con l’altra da quella storia della mela di Paride). E allora Eros finalmente viene mandato a un corso di tiro con l’arco per migliorare quella benedetta mira, mentre io, convocata in via eccezionale a colloquio con Zeus in persona, vengo rigirata insieme alla mia pratica nel terribile ufficio del Fato, detto anche Moira per il vestiario stravagante (e per le tette spaziali che, sospetto, si staccano tipo la femmina di Mazinga).
Ora, il mio greco antico è un po’ arrugginito, ma riesco comunque a dirgli:
– E ja’, e ja’, e ja’…
Il napoletano è un linguaggio universale.
– Tesoro mio, c’è gente che si rassegna a morire ogni giorno di terribili malattie, gente che a Gaza si sveglia senza sapere se tornerà a dormire… Perché dovrei ascoltare proprio te?
Cominciamo con le domande difficili.
– Non puoi fare un’eccezione?
Risposta generica, dal dubbio significato, va sempre bene.
– Guarda, allora te lo confesso: in realtà Brad Pitt si sta per lasciare con Angelina Jolie e lo stavo riservando per te. È solo per questo che non ti ho fatto finire con quel serial-killer pustoloso e malato di scabbia di cui ti sei innamorata.
E io, imperterrita:
– Eh, lo sospettavo. Avevi pure qualche progetto per Johnny Depp, vero? Ma ti prego, niente da fare, voglio lui. Dammi lui! E ja’, e ja’, e ja’.
Poi gli chiedo, nell’ordine, se c’è: qualche montagna che devo scalare perché al ritorno lui mi ami; qualche pozzo da drenare tutto; qualche servizietto che possa fare per lui, che so, comprargli sigarette sull’Elicona, tirare la coda a Pegaso, se Apollo gli ha fatto uno sgarbo… Qualsiasi cosa.
il Fato, per gli amici Moira, guarderà il mondo dal suo oblò celeste. E sospirerà. Questi mortali. Millenni a vessarli e ancora non si abitua alla loro scempiaggine.
Quindi fisserà me, sospirerà tranquillo e spiegherà:
– Se rimaneste tu e lui su un’isola deserta, con una sola palma da cocco al centro, lo faccio innamorare della palma da cocco.
– Ma perché?
Questo è troppo. Umani, sempre le stesse domande inutili.
La catapulta cosmica mi riporta alla mia scrivania, davanti al mio Vaio scassato di cinque anni.
Devo chiuderlo, che faccio tardi dallo psicologo.
Non capisco a che mi serva, peraltro.