obama_mirror2-wm copy_thumb[2]Dicono che sono esagerata, e forse hanno ragione.

Ma non mi piace non essere vista. Non dico guardata, che ci guardano anche troppo, a mio parere, con sguardi finanche invadenti. Vista.

Mi capita sempre, nel bene e nel male.

Di cosa diavolo sto parlando? Di quando riceviamo continui inviti a uscire da qualcuno che diventa proprio pressante, che ci adula fin troppo, e allora ci chiediamo: vorrà proprio me, o fa lo stesso se mi chiami Carla o Dorotea, se i miei capelli siano corti o lunghi, rossi o neri? La morte di figa non perdona, io nemmeno.

Ma succede anche nel caso opposto, quando veniamo idealizzati. Io l’ho fatto spesso, mi capitavano situazioni in cui tutti  dicevano “ma è un coglione!”, e io per forza a trovarci il lato buono, esercizio molto nobile quando ci ricordiamo di riconoscere anche i numerosi difetti del soggetto in questione.

Allo stesso tempo sono stata idealizzata. Venerata come se fossi l’ultima frontiera della femminilità, da qualcuno che una volta finita la storia ha riservato lo stesso trattamento anche a chi venisse dopo di me, anche quando aveva caratteristiche totalmente opposte alle mie.

E allora, non sei mai contenta, potrete dirmi. Non è vero. Sono contenta se mi si vede così come sono, nel bene e nel male. Nell’umana interpretazione di quella che sono, questo lo posso accettare e non c’è altra via. Ma si veda me, e non una vagina ambulante o un’immagine idealizzata che resta sempre la stessa, a prescindere dalla donna su cui viene proiettata in quel momento.

È particolarmente doloroso quando è chi amiamo, a non vederci. Non tanto quando veniamo idealizzati, ovviamente, anche se quello a lungo andare può diventare davvero snervante. Mi riferisco a quando si sono già fatti un’idea fissa di noi e non importa cosa succeda, quanto cambino le circostanze e noi e gli eventi, quell’idea non cambierà.

Perché? Perché il papa non è re. O ci stiamo, o ci struggiamo finché non ci stiamo.

Anche in quei casi, io dico ok, non amarmi, ma almeno vedimi, vedimi come sono, non come l’incarnazione di tutto ciò che odi di te stesso, o, e lì sono proprio spacciata, di ciò che vorresti essere. Vedimi come sono, non significa che t’innamori di me, anzi.

Semplicemente, c’è gente che dice “amami per quella che sono”. Io ti dico: “NON amarmi, per quella che sono”.

A un certo punto mi è venuto il dubbio: e se mi succedesse di non essere mai vista perché lo faccio anch’io, con gli altri? Se non siamo mai visti perché neanche noi vediamo?

Se in realtà vedessimo nel mondo solo rapaci che vogliono solo approfittare di noi e trasformassimo in divinità quelli che non lo fanno, che anzi, a ben vedere non ci si filano di striscio?

Se è così, corriamo ai ripari. Magari cominciando a vedere la gente per quello che è, capendo che è un po’ più complicata di quanto ci facciano vedere i nostri criteri di giudizio (non è che uno passi la vita a perseguitarci o a non cagarci), potremmo avere delle belle sorprese.

O almeno si spera.

Avete un piano B?

Ne riparleremo.

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