wendyFaccio sempre sti grandi acquisti, all’aeroporto di Capodichino.

Stavolta ho comprato sto libro divulgativo sul Tantra. No, facite poco ‘e spiritosi, magari mi servisse per quello. Lo sto leggendo come filosofia, modo di essere, e tutte quelle niueggiate che piacciono a me.

Ho trovato per esempio sta cosa bellissima: il comportamento dell’agent. Gli autori chiamano così quelli che praticamente danno tutto per il partner, pensano solo al suo piacere in tutti gli aspetti della vita, non solo quello sessuale. Tutto fantastico, se non fosse che, spesso, ciò che spinge l’agent è un’idea barbina d’amore che si è fatto fin da piccolo: pensa che non può essere amato se non dà prima qualcosa in cambio.

Quello che chiama gentilezza, sacrificio, amore, è soprattutto bisogno: “il bisogno di essere amato, accompagnato dalla convinzione che per essere amato occorra prima fare qualcosa per l’altra persona”.

Cosa fa, l’agent? Si trova spesso qualcuno che vada in qualche modo guidato, qualcuno da aiutare, ma con un fine ben preciso, anche se inconscio:

La strategia dell’agent – di occuparsi del partner per ottenere il suo amore – ha anche un lato oscuro che nessuno guarda volentieri: per assicurarsi l’amore del partner, l’agent l’aiuta sempre dove può, ma al contempo non gli permette di crescere più di tanto, perché altrimenti il partner potrebbe diventare autosufficiente e “liberarsi”.

In teoria, quando il partner sta veramente bene, l’agent genera un conflitto e cerca di destabilizzarlo per poterlo tornare a controllare.

Ricordo altri libri in cui si parlava di un atteggiamento simile: Giorgio Nardone parla di baciatrice di rospi (presente), sottolineando che quando i rospi baciati diventano principi si trovano un’altra (ma va’!), e Robin Norwood, in Donne che amano troppo, poneva quest’esempio di  un alcolizzato che, anche con l’aiuto della compagna – crocerossina, era uscito completamente dal tunnel dell’alcool, ma a quel punto lei lo aveva lasciato. C’è anche la sindrome di Wendy, cui abbiamo già accennato: la tendenza a “guadagnarsi” l’amore altrui sacrificandosi per tutti e in tutti gli ambiti.

È che alcuni di noi proprio non sanno ricevere e basta, pensano che a non dare sempre e comunque tutto non verranno mai amati.

In ogni caso, come si esce dal tunnel dell’agency?

Be’, essendo sinceri con se stessi, ammettendo di avere questa tendenza. È il primo passo per trovare l’equilibrio che ce ne porterà fuori, quello tra dire sempre di sì e la tendenza opposta che per un po’ prende chi s’inizia a curare, quella di dire no a ogni costo. La fortuna è che questo problema ha sintomi tangibili e si cura con passi altrettanto tangibili: il link sulla sindrome di Wendy, che avrete sicuramente letto, propone un “Vorrei, ma non posso”, a tutte le richieste che ci fa male esaudire.

Aspettatevi rivolte di amici e parenti e partner che vi trovino improvvisamente degli egoisti matricolati. Il fatto è che, per salvare capra e cavoli, dobbiamo essere onesti anche con loro e ammettere espressamente che abbiamo questo problema.

Sul serio, la sincerità mi sta portando a risolvere in qualche secondo conflitti che credevo non si sarebbero mai appianati.

Ne riparleremo.

Pubblicità