Sì, ogni tanto faccio ancora i dialoghi con quello che un ateo convinto chiama “Il mio amico immaginario” e io da agnostica strana chiamo in mille modi diversi, quasi sempre in napoletano. E quasi sempre urlando:
– Senti, si dice in giro che hai un piano per me, ma il mio ti faceva proprio schifo? [Già sentita in Dogma]
Oppure:
– Lo so, lo so che muori dalla voglia di presentarmi qualcuno che mi faccia felice (sei solo timido), ma che ne dici di lasciarmi essere infelice a vita con chi dico io?
Alla prima domanda forse ho trovato risposta, ammesso che ci sia. Al mio piano mancava una cosa fondamentale: informazioni. Preziose. Tipo, come si vive bene se ci si rassegna alla possibilità di essere felici.
Ricordate quando vi raccomando di provare a fare una piccola cosa al giorno per trattarvi bene, e cose così?
Non sto a dirvi che basta solo quello, perché ci vuole un po’ di culo, anche, sfruttare venti favorevoli e incontri giusti, ma vi giuro che è una figata. Come si può evincere dal gergo particolarmente bimbominkia, sono un’altra. Sono tornata al tirocinio dopo un mese d’inattività e temevo un’ecatombe… Invece eccomi lì a scherzare con gli alunni, perfino davanti a questioni emozionanti come la concordanza del possessivo col sostantivo nei nomi di parentela.
Insomma, non ho fatto niente di troppo diverso rispetto al mese scorso, a parte darmi un po’ di permessi: di lasciar andare cose che non funzionano, di consentirmi un po’ di divertimento ogni tanto. Di uscire con amici intelligenti, di proporre io incontri, progetti nuovi. Perfino di farmi corteggiare. Nel senso che quando mi fanno un complimento non rispondo subito schermendomi in sanscrito e accusando l’interlocutore di scarso discernimento.
A volte basta questo. Non a risolvere tutto, che ogni tanto il piano B ancora provo a propinarglielo, all’ “amico immaginario” di cui sopra, che fa sempre orecchi da mercante. Ma mi sto aprendo ad alternative, magari alle uniche possibili, e devo dire che tutto cambia da così a così. E cambiamo anche noi.
Insomma, vi sto trasmettendo la mia allegria? Se a questo punto della lettura volete già abbattermi, ce l’ho fatta.
La vostra missione, per una volta, sarà fare lo stesso. Fare come me.
Per una volta, permettetevi di essere tutto quello che siete quando non siete ossessionati da ciò che vorreste essere. Per una volta sola.
So che la paura di finire delusi è forte, che temete di perdere sia il futuro che non osate sognare che il passato a cui vi aggrappavate.
Ma statemi a sentire, fate questo salto, o che sia almeno un passettino, uno alla volta.
Datevi una possibilità. Potreste scoprire che non siete così indegni di fiducia come pensavate. Che magari un poco per volta, e a piccole dosi, potete fidarvi di voi.