sunshine-through-blindsMi ritorna in mente una frase di Calvino, in Marcovaldo: “Quel mattino lo svegliò il silenzio”.

È quello che ci succede quando abbiamo risolto un problema, o lo stiamo risolvendo. Un problema annoso, dico, di quelli che ci tormentavano da un bel po’. Ci eravamo quasi assuefatti a questi risvegli pieni di vuoto, angoscia. Risvegli in cui ciò che ci mancava ci attraversava la mente prima di ciò che avessimo.

Ci eravamo così abituati che ora che ci sta succedendo, finalmente, di risolvere, di tornare un po’ all’anelata pace, ci scopriamo più spiazzati di prima. In spagnolo c’è questa espressione, no me ubico, che mi sembra perfetta. Sarebbe “non mi riesco a orientare”, ma ubicarse è proprio capire dove sei, nello spazio, quale sarebbe il “voi siete qui” in una mappa che ci immortalasse proprio in questo momento.

E in effetti è più rassicurante, paradossalmente, svegliarsi con lo stesso vuoto del giorno prima, e di quello prima ancora, che ritrovarsi con una spiazzante sensazione di tranquillità, o di cambiamento.

Mi piace avere l’opportunità di condividere con voi questa nuova svolta, nella mia vita. Mi sembra un completamento dei post di quando ero irrimediabilmente persa e depressa, e forse a qualcuno sembrerà che l’abbia tradito, un po’, ora che io sto bene o sempre meglio. Ma magari può tornare utile a qualcuno, che ancora non sa in che direzione lo potrebbe portare tutto questo lavoro per star meglio.

Vorrei mettervi a parte dei cambiamenti di quando da una crisi ci si esce, e non solo perché si è imparato ad andare sulle proprie gambe, ma anche perché abbiamo scoperto la chiave di tutto: applicare questo nuovo apprendimento alla vita, invece di cercare di metterle una museruola e fingere di poterla portare sempre nella direzione che vogliamo noi.

Ma chi ci ha seguito docilmente, nella vita, l’ha fatto per violenza o per la nostra forza di persuasione?

Ecco, per quella ci vuole pazienza. E tanti risvegli in questa calma ovattata che è il cambiamento.

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