E poi c’è quello. Non so come chiamarlo altrimenti. Ne avevo avuto sentore tanti anni fa, leggendo Metello di Pratolini e apprendendo di quel languore tra due amanti che l’atto sessuale sarebbe la cosa più naturale a soddisfare. Oppure, in tempi più recenti, quando baciando qualcuno ebbi la curiosa sensazione che la sua barba fosse anche mia.
Ma non l’ho provato davvero che poco, pochissimo tempo fa.
È il momento in cui vorresti fonderti con l’altra persona e sai che non è possibile. E no, signor Pratolini, è diverso anche dal sesso, anche se “fisicamente” sarebbe il modo più vicino di arrivare alla fusione. Ma qui si parla di un fenomeno che può succedere dappertutto, in un bar mentre parlate o in metro, o improvvisamente, mentre state facendo tutt’altro e vi accorgete che non v’interessa tanto cosa dica l’altra persona, ma come si muovono le sue labbra.
Allora, anche se non ci stiamo neanche sfiorando, ci sentiamo una cosa sola con lei. Diabete a mille, vero? Ma succede, ed è qualcosa che come tutte quelle che riguardano gli umani sembra facile provare a razionalizzare. Ci chiediamo se non sia l’istinto che ci porta a creare un ambiente accogliente per figliare, facendoci sentire effettivamente l’esigenza di “manifestare” questa sensazione in un coito. Ma credo sia davvero di più, e non so cosa l’origini, ma so che è bello, infinitamente, e che è meglio che resti un mistero. E come tutti i misteri che sono anche belli porta con sé una punta di pericolo.
Perché non durerà per sempre, intuisco, ma forse durerà la sensazione illusoria che l’altra persona sia parte di noi, proprio fisicamente. E non lo sarà mai, su questo potete mettere la mano sul fuoco.
Sarà sempre se stessa, con esigenze e aspirazioni che non combaceranno mai del tutto con le nostre. E a un certo punto, è quasi inevitabile, soffriremo per questo. Soffriremo per la voglia che abbiamo di vederla quel giorno, o di parlarle di un problema sul lavoro, mentre lei ha avuto un’altra giornata e ha un’altra testa, rispetto alla nostra, che in questo momento le fa pure male, e non è disposta ad ascoltarci o lo fa con malcelata impazienza.
E noi ci sentiremo quasi defraudati: ma, amore, tu e io non eravamo un tutt’uno?
No, tesoro, quella era un’illusione, una fantastica illusione. Che dobbiamo portare con noi nel suo indissolubile mistero: la voglia improvvisa e puntuale di essere una cosa sola, insieme alla dolce sofferenza di non poterlo essere mai.
Ed è allora che impariamo a essere due, ad andare avanti con la nostra testa e le ambizioni altrui, per cui faremo il tifo fino alla fine, coi nostri progetti che con un po’ di culo e un certo lavoro di coordinazione potranno diventare anche suoi.
Il tutto in nome di quell’attimo fantastico e illusorio che ci ha fatto credere di essere davvero una cosa sola, e per fortuna ci ha aperti a questa nuova scoperta che è vivere in due corpi, ma con la stessa voglia di andare avanti, di condividere, di imparare la vita insieme.