Questa la scrivo così come me l’hanno spiegata, e mi scuso con chi capisce di aerei se non è accurata. La metafora mi serve proprio come me l’hanno detta.
Dice che quando un aereo precipita, c’è la fase di stallo. L’aereo ha due possibilità: buttarsi giù in picchiata nella speranza di riprendere quota; buttarsi giù in picchiata e schiantarsi.
Comunque vada, l’aereo deve precipitare, sperando non sia per sempre.
Credo che questo ci succeda spesso, quando affrontiamo una crisi. Ci dicono “fatti coraggio” e fanno peggio, con le migliori intenzioni. Se neghiamo la crisi, quella ci sarà lo stesso. Se fingeremo di star bene, idem. Se riusciamo davvero a reagire bene fin dall’inizio (e attenzione all’iperattivismo, a volte è solo un modo per fingere che vada tutto bene), meno male, ma forse per un po’ dobbiamo assecondare la tendenza a precipitare, senza fare molto altro.
Temiamo che così non prenderemo mai più quota? Dobbiamo provarci. A volte non abbiamo altra scelta.
A volte, a cercare di lottare con le correnti avverse fingendo che non stiamo precipitando, precipitiamo prima e peggio, senza atterraggio di fortuna.
Allora, pensiamo a noi. Pensiamo a star bene.
Precipitiamo per un po’. Prima lo facciamo, prima torneremo su.