Dopo mesi e mesi di regolarità svizzera, ho avuto un ritardo di ben 10 giorni. Si spiegherebbe con la legge di Murphy, tipo che dovevano venirmi proprio il giorno della partenza. In modo da far dire a mia madre che mi trovasse pallida e sciupata (dunque bisognosa di CIBO).
Ma la cosa mi ha fatto riflettere, perché l’ultima volta che avevo avuto un ritardo simile (due settimane, ed era finita perché mi ero presa una medicina speciale) era andata proprio male male.
Ero completamente disconnessa da me stessa, dai miei reali desideri, e il corpo cercava disperatamente di dirmelo. Facevo un investimento conveniente sulla carta, ma che in qualche modo “strideva” con le mie sensazioni in merito. E portavo avanti tra mille strategie una storia che non era quella che volevo. Allora venne questo ritardo a dirmi che le cose non potevano più andare, non stavo fluendo.
Infatti un giorno uscii a prendermi il caffè con un amico e seppi da lui, ridendo e scherzando, che il mio “amato” era innamorato di una. Ed era talmente di dominio pubblico, quanto era sconosciuta la nostra storia, che mi veniva detto così, davanti a un piatto di olive.
Ora sto leggendo un libro di uno junghiano di grido che dice che, quando ci succedono queste cose, è perché le vogliamo noi. Balle. Io non sapevo cosa volessi, perché non mi prendevo il fastidio di ascoltare quel mio corpo gonfio, affaticato dal ciclo che non veniva.
Forse in questi giorni del nuovo ritardo (che anche i medici più “scientifici” riconducono spesso a stress) mi stava succedendo lo stesso: non stavo fluendo. Disperdevo l’energia in mille cose di cui non m’importava niente, magari solo per non fare ciò che m’interessasse davvero. Sempre per la paura di farlo male, di scoprire che avrei dovuto mettermi a fare un’altra cosa.
La differenza con allora? Be’, ora capisco quando succede. Più che altro lo sento.
Per questo vi dico, non vi punite con una vita che non è la vostra, per la paura di scoprire quale volete davvero.
Per questo tengo questo blog, l’ho cambiato tanto, tra questi due cicli saltati: non vorrei che nessuno andasse a prendersi un caffè e sapesse da altri che la sua vita non va.
Dovete accorgervene da soli, prima che sia troppo tardi. E recuperare la vostra vita, nell’unico modo possibile: non lasciare che un’idea di come dovrebbe essere uccida quello che già c’è, che c’è sempre stato, che aspetta solo noi.
Fluite anche per me.