In una spedizione natalizia al paesello ho visto su Sky nientemeno che La verità è che non gli piaci abbastanza. Roba che La corazzata Potemkin è la ripresa di una partita a Risiko. Mi colpiva, tra le varie perle, il discorso del protagonista saputello all’amica che finisce per intortarsi (ops, ho spoilerato? Mi perdonate?). Le dice, in soldoni, che ci piace la tensione, nella nostra vita, perché un po’ di pepe al culo (sì, dice più o meno così) ci aiuta a fare le cose. Come pagare le bollette all’ultimo momento, giusto per avere il brivido.
Pare che sta storia della tensione sia applicabile un po’ a tutto, pure all’amore. Che sia una parte così “naturalizzata” della nostra quotidianità che senza non riusciamo a riconoscerci.
Infatti sento spesso persone dire “Che noia, se andasse tutto bene”, oppure “Che schifo, se vincessi alla lotteria non saprei che farmene di tutti quei soldi, meglio campare bene con poco”, o l’intramontabile “Che palle, in una relazione ci vuole un po’ di pepe, bisogna farsi desiderare, inseguire…”.
Sì, bravi, avviatevi voi. Ma qui arrivano anche gli esperti scienziati della domenica, quelli che sanno tutto di evoluzione e hanno studiato Scienze delle comunicazioni (ma leggono Focus), che spiegano che il genere umano è arrivato dove è arrivato (cioè, lontano assai…) per la sua insoddisfazione intrinseca e aspirazione a stare sempre meglio.
È solo attraverso l’insoddisfazione che grandi scrittori si sarebbero superati, che grandi esploratori avrebbero esplorato, che grandi cuochi avrebbero inventato gli spaghetti da condire col pomodorino fresco (mai col sugo, sacrileghi!).
Gli esseri umani s’inventeranno pure un Dio a loro immagine e somiglianza, ma poi fanno da sé, con lo stesso fastidio con cui un’ostrica crea una perla per liberarsi del granello di sabbia che l’opprime.
Oook, mi state dicendo che gli esseri umani avanzano nella vita a scapito della loro felicità? Che riescono nella carriera a scapito della famiglia? Che vivono grandi amori passionali a scapito del loro quieto vivere?
Sono contenta che questa sia un’idea molto semplificata e 2.0 di evoluzionismo, perché francamente preferivo rimanere sugli alberi.
Sono mediocre? Può essere. Ma penso ai tanti mediocri che non riescono né a scrivere versi decenti, né a essere felici, e mi chiedo a che pro si debba usare l’insoddisfazione come motore per la vita.
Perché non so fare altrimenti, mi verrà risposto. Sì, è stato anche il mio alibi per un sacco di tempo. Ma a me ha un po’ scocciato, non so voi.
È stato il mio alibi finché non mi sono decisa a guardarmi allo specchio e dirmi Ok, non sarai mai Proust, vuoi essere te, almeno?
E devo dire che preferisco i muffin al cioccolato alle madeleines.
Ne riparleremo.