No, perché se no pensate che viva sulla montagna del sapone e sia appena scesa a fare due passi nel mondo reale. Che intendiamoci, non mi sembra neanche quel capolavoro di cinismo che usano i disincantati come alibi, perché si sa che la nostra è una generazione difficile e che nessuno vuole impegni seri e che insomma io ce la metto tutta ma sono-sempre-gli-altri.
Al che devo credere che, come i casi umani capitano per sfiga, l’ammore bello come un fiore bello che canta Claudione Baglioni (no, vabbe’) capita per botta di culo. Pazienza che in mezzo ci sia tanta roba, sbagli, ripensamenti e tutte quelle cose che ciascuno può sostituire col suo personale modo per “ritrovare la strada”. Dev’essere solo un caso.
Oook, crediamoci. Intanto, questa fantomatica la persona giusta: è quella che durerà per sempre? Quella che ami alla follia, che non ti “tradirà” mai, cioè starà sempre sempre solo con te? Che “avrà i suoi periodi di crisi, ci mancherebbe, ma li supererete tutti”?
Sentite, io il sospetto ce l’ho, che questo “profilo” più che una cosa naturale sia un’astrazione che ci ha fatto comodo per qualche tempo e che ora, in soldoni, non ci vada bene più perché comporta tempo e fatica e nessuno ha tanta voglia.
In ogni caso, per persona giusta non intendo il principe azzurro delle favole, ma uno che ne valga la pena.
No, perché onestamente io il “meglio aver amato e perduto che non amato affatto” non me lo bevo. Io me ne sono pentita eccome, in molti casi. Guarda caso, quelli in cui o sono stata lasciata io (che ammontano a uno) o sono stata sostituita con un’amica mia (ho perso il conto).
Per me la persona giusta, in soldoni, è banalmente una che quando le cose andranno male, se dovesse succedere, quando incontreremo qualcun altro in questo mercato della carne che è diventata la vita umana, quando la precarietà lavorativa ci porterà altrove, o la vita ci farà “evolvere in maniera diversa” come dicono i guru spirituali, mi sembrerà comunque un bel regalo, di quelli che non riciclerei mai.
Che le circostanze che ci hanno separati erano difficili da calcolare, prevenire, o curare, ma ce l’abbiamo messa tutta e non solo per portare a casa il risultato, per fare il compitino, per svolgere la nostra funzione di coppia-che-resiste-invidiata-da-tutti, ma perché così volevamo e così ci è girata.
Che ne usciamo o meno, l’importante è non trascinare un cadavere. Provarci finché quello che ci spinge e non si può spiegare né contenere (non perché sciabordi, ma perché persiste) ci porti ancora a provare.
Allora sì, ne sarà valsa la pena e quella sarà stata la persona giusta, a prescindere da quanto possa durare.
Se poi si riesce a sfangarla e scrivere questo benedetto “sempre”, e non a prezzo di una vita da incubo ma a coronamento di un’esistenza spesa bene, tanto meglio.
Cavolo, la prossima volta metto direttamente il logo di Incontri ravvicinati del terzo tipo.