Barcellona si muove tanto. Anche quando non va da nessuna parte.
Mi capita di perdere contatti per mesi con degli amici che, una volta rivisti davanti a una birra, raccontano sempre la stessa storia:
1) cerco una nuova casa/un nuovo lavoro/un nuovo coinquilino;
2) c’è una stronza/un coglione con cui mi vedo ogni tanto (niente di serio, ma perché non chiama?);
3) forse torno in Italia, ma mica per sempre.
Intanto hanno cambiato due-tre case, due-tre lavori, almeno un paio di stronze/coglioni, per non parlare dei coinquilini. E se davvero mettono in atto la “minaccia” di rimpatriare, già si sa che torneranno.
Sono circoli viziosi che fanno peggio della staticità. Succedeva anche a me, spesso. A voi no?
In questi casi, forse, il moto perpetuo in cui ci siamo prodigati è un modo per non vedere che stiamo fermi da tempo.
Nel post precedente tracciavo una differenza tra stallo e attesa. Ebbene, a volte il movimento è la quintessenza dello stallo. Ci muoviamo tanto, e freneticamente, per non muoverci mai davvero.
Allora, in caso di moto perpetuo e sterile, proviamo a stare fermi, a creare le condizioni per muoverci. Ad “aggiustare” quella parte della nostra testolina che torna a cercare gli stessi cambiamenti inutili. Se non modifichiamo le impostazioni di base, il nostro PC continuerà a ripetere lo stesso errore, moltiplicato per mille. Magari noi fossimo così semplici, ma vuoi vedere che per una volta ha ragione quel bastardo.
Se sono ormai mesi che traslochiamo per ritrovarci coinquilini ancora più insopportabili, teniamoci questi. Se siamo arrivati alla terza stronza, al terzo coglione che si rivela una fotocopia di chi l’ha preceduto, restiamocene soli per un po’. Teniamoci questo lavoro di merda prima di trovarne un altro altrettanto di merda, ma magari più lontano da casa. L’equivoco è credere che smuovere assai le acque sia l’unico modo di finire da qualche parte.
Quando avremo imparato ad affrontare la quiete, invece che opporle resistenza, saremo pronti al movimento vero.
Saremo pronti a vivere la nostra vita così come sarebbe se non ne sostituissimo continuamente gli addendi, per ottenere lo stesso risultato.
Solo allora, forse, ci darà la risposta. Perché la vita non ci pare, ma se la lasciamo fare, invece di forzarla continuamente, potrebbe sorprenderci sul serio.
Potrebbe muoversi prima ancora che ce ne accorgiamo. E allora lo sforzo diventa mantenerci in equilibrio, mentre la seguiamo dove ci porta.
Conosco modi peggiori di passare il tempo.