La calma di ora è la somma di tutte le tempeste.
Non si tratta di stare senza increspature, turbamenti, di non finire mai in una secca o rischiare di essere costantemente ribaltati da qualche vento troppo zelante.
La questione, indovinate un po’, è restare a galla. Governare l’imbarcazione, condurla ogni tanto a un porto sicuro, da cui salpare però appena si fanno un po’ di provviste.
Non si tratta di scansare tempeste a costo di restare ormeggiati per sempre, addirittura stare fuori dall’acqua. In termini di manutenzione ci costa più che partire, andare dove dobbiamo, dove ci dice il vento combinato alla nostra conoscenza del mare.
Dico questo perché, ora che l’estate sfuma, penso che mi sarebbe piaciuto offrire ai tanti ospiti che vengono a Barcellona ad agosto una vita esemplare da portarsi a casa insieme ai souvenir. Avrei voluto che ripartendo pensassero “questa città è bella e ci vive una che ha trovato la felicità”.
Può essere, ma non è una felicità fatta di stasi, silenzio, quiete. La popolano dubbi, malesseri, domande sul futuro, rimpianti del passato.
E poi, c’è lo stare sospesa tra due terre, non entrare mai davvero in questa che mi ha accolto intanto che mi distacco da quella che ho lasciato. E non la seguo, l’Italia, non capisco bene il razzismo che la muove, come degenera la sua società mentre questa in cui sono immersa non se la passa affatto bene, ma si organizza, protesta, scende in piazza. E hanno un bel criticare quelli che non la capiscono, quelli che come me restano perplessi da certe sue dinamiche. Provate voi a far scendere in piazza l’Italia, che non sia due volte all’anno e concentrandosi solo su quei due che spaccano tutto.
Insomma, la bonaccia è bella da attraversare nonostante la lentezza, ma sono state le tempeste a portarci qua e altre ce ne saranno.
L’importante è saperlo ed essere pronti e andar giù di timone.