logo-nissan-med I miei personaggi, intendo. Quelli che m’invento o s’inventano da soli, appena metto la penna su un foglio che magari dovrebbe accogliere appunti di corso.

Tra numeri di telefono senza più padrone e indicazioni di storia letteraria, loro tessono la loro propria trama e sanno prima di me cosa debba succedere, cos’è che debba muoversi perché la loro storia inizi. Questo lo sanno eccome.

Qualcosa deve accadere perché i loro problemi irrisolti trovino il modo di dipanarsi e richiudersi in se stessi, prima di aprirsi come un fiore doloroso che li lascerà “risolti” e con nuove trame da percorrere, ma non questa. Il mio libro finisce dove inizia la loro vita. La mia vita inizia dove finisce la loro.

Chiudendo il quaderno davanti a un professore che crede abbia preso appunti tutto il tempo, chiudendo le vite degli altri per correre fuori a vivere la mia, devo dire che questi “altri” di carta, rimasti in borsa ad aspettare che torni a muoverli, sanno già, forse, come andrà a finire.

Ma non me lo diranno mai.

Allora continuerò a scrivere a terra le corse verso la metropolitana e le pozzanghere da scansare, perché le mie gambe fatte di carne e di sangue non vogliono farsi male, ma non possono evitare tutto il dolore.

Anche io ho bisogno di una trama per avviare la mia vita, solo che è così facile, scansarla.

È facile evitare l’amore per andarci a finire proprio dentro, a capofitto, giocare col tempo come se lui rimanesse sempre lì ad aspettarmi e io restassi sempre bambina a chiedermi che farò da grande.

No, per rispondere devo sporcarmi, incontrare la gente sbagliata, fare errori e pentirmene e riprendere la strada giusta, che non sarà mai tanto giusta come quando avrò girato un po’ a vuoto prima d’inforcarla.

Questo i miei personaggi, beati loro, lo sanno.

E mentre, scrivendo, mi distraggo ad ascoltare un rumore lontano, un’auto che passa, perfino il professore che spiega, me li immagino a guardarsi un istante in attesa di tornare a scannarsi, ingannarsi o volersi bene, così veloci a scambiarsi un rapido cenno d’intesa racchiuso in un baffo di penna, per ricordarsi che già sanno come andrà a finire tutto questo.

Ma non me lo diranno mai.

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