creating the cobra Hacer la cobra: espressione spagnola che indica l’abile mossa di tirare indietro la testa per scansare un approccio.

Il salto del bacio, quest’attività in cui siamo atlete professionali fin da un’età molto precoce, in Spagna si fa meno ipocrita della tecnica che ho imparato io nel Paese d’ ‘o Sole: invece di “porgere l’altra guancia”, per poter fingere entrambi che il bacio fosse diretto a quella, le iberiche ritirano onestamente la testa all’indietro. Ci mettono pure un “Pero ¿qué haces?”, di meraviglia e sdegno.

Ecco, ieri credo di aver assistito al cobra perfetto, tra una spagnola e un conterrOneo, a un concerto di musica del Sud Italia.

Quando ho visto il quasi-paisano abbracciare questa bella ragazza stranita dalle nostre tammorre, ho pensato che fossero una coppia appena formatasi. Poi li ho guardati meglio e ho capito che, malgrado le risatine, lei era riluttante. Li ho guardati di nuovo (ma i fatti miei no? No, mi ero seduta alla terza tarantella e li tenevo proprio davanti) e ho cominciato a sospettare che lei fosse un po’ imbarazzata da tanta insistenza.

Finché, lei su una sedia, lui inginocchiato lì accanto con le mani sulle sue gambe, non si è consumato l’affondo finale: lui si è sporto in avanti per baciarla e lei ha gettato all’indietro la testa, la coda di cavallo appena scossa da un piccolo sussulto. Allora, e solo allora, si è chiarito tutto, con un grave problema per la mia coscienza.

Perché una parte di me è pronta a scattare in difesa di una ragazza tampinata da homo italicus delle mie regioni che abbia inaugurato la stagione della caccia, specie uno come quello, che a ogni allontanamento di lei si consultava coi compagni (e uno gli diceva “lascia perdere” e l’altro “continua”).

D’altronde, però, la mia lotta all’ambiguità non mi dà tregua e mi deve far riconoscere una cosa: fino a quell’affondo finale non si capiva lei cosa volesse fare, dunque lui era proprio convinto di fare cosa gradita. Quindi, sarebbe stato più facile per entrambi se invece di fare sta danza del corteggiamento fossero stati più onesti e meno insinuanti (tra insistenze e riluttanze).

Lo dico a prescindere dal sesso di chi insiste e chi respinge, premettendo che finché non si è molesti o a disagio si è liberi di fare ciò che si vuole. Anche d’interrompere il bacio a metà e piantare in asso l’altro senza spiegazioni.

Ma la confusione a chi giova?

Ai luoghi comuni di cui io sono vittima sugli squallidi latin lover, e quelli sulle profumiere, tanto cari ai primi (che però sono sempre così disposti a fraintendere l’ambiguità a loro vantaggio).

Quello che ho visto, in fin dei conti, erano due persone. Che volevano divertirsi, benché in modi diversi, e hanno agito in maniera non lineare, in modo complesso, come tutti gli esseri umani.

Io discuto da tempo con le amiche italiane di qua che rimpiangono una volitività maschile che a me sembra solo arroganza, ed è questo il tipo di approccio che proprio non mi manca: un’avanzata costante, quasi aggressiva, un continuo e arrabbiato tentativo di farsi dire “vai bene così, mi piaci, sei un vero uomo”.

Solo, quando scatta “la cobra”, mi chiedo se una comunicazione più chiara, da parte di tutti, non semplifichi molto le cose. Basta uscire da questa girandola costante dei ti dico non ti dico, delle proprie insicurezze, delle paure…

Non so. Questioni di lana caprina in una serata sottratta a House of Cards.

E alla comodità dei pregiudizi che ci incollano ai nostri divani, convinti di sapere da che parte stiamo.

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