Tipo l’attak, avete presente, quella volta che l’avete voluta usare al posto della coccoina, senza che mamma se ne accorgesse. Voi pensate di aver pulito il tutto prima di essere sgamati, invece resta con vostro sommo orrore una gocciolina trasparente, cristallizzata, sul dito, molto intenzionata a non togliersi mai di là.
Allora scatta il problema: la lavo via o me la tengo? Perché da bambini pure una goccia di passato cristallizzata è un’avventura. Da grandi un po’ meno.
Mi è capitata una rimpatriata involontaria con gente che non vedevo dal numero giusto di anni perché rimanessero curiosità irrisolte, sulle nostre vicende comuni. Roba da anche tu qua, fa caldo eh, oh sai chi ho visto, ah davvero io non la vedo da un secolo… E via dicendo. Allora senza volerlo (sul serio) scopriamo retroscena che ci fanno cambiare un po’ la polaroid che tenevamo in mente di un certo periodo, la foto in bianco e nero in cui avevamo assegnato a ciascuno il proprio posto, da fotografi esperti, e amen.
E qual è la nostra reazione a scoprire che qualcuno, invece, si è mosso? Che sono sfuggiti all’angolino in cui li relegavamo, intrecciando le loro vite in modi diversi?
Be’, ci arrabbiamo. Ci sentiamo oltraggiati, privati della narrazione di comodo che ci eravamo fatti di quel momento.
Perché è vischioso, appunto, il passato. Specie nei punti che ci hanno fatto male, ad andare a scoprire di nuovo piaghe e cicatrici il risultato a volte è questo. Ci sorprendiamo a contattare gente che non sentiamo da secoli, per interrogarla su cose che neanche più ricorda. E finché è una curiosità innocua, la voglia distratta di scrivere un sequel, ok. Il problema è quando ci rimuginiamo su, accorgendoci che ci portavamo ancora dietro la nostra goccina di attak, così discreta che l’avevamo scordata, ci andavamo a spasso, la nascondevamo sotto i guanti, i bracciali, i nuovi progetti.
Ecco, sono quelli a salvarci, o a risparmiarci un pomeriggio di amarcord. È una considerazione improvvisa che farebbe bene a venirci in mente: i nostri progetti di ora sono più importanti di quelli postumi.
Pare scontato, ma è la cosa più difficile da ricordare. I nostri progetti non sono ancora, la polaroid del passato era là bella che scattata, sembra sempre pesare di più.
E invece no, questo dobbiamo realizzare: perfino il viaggio per l’estate che stiamo pianificando è più importante di sapere perché quell’amica di tre anni fa ha smesso di vederci.
Siamo ancora quella tizia coi capelli più lunghi che si chiedeva cosa fosse successo, con l’ex dileguatosi nel bel mezzo di una festa, o il ragazzo improvvisamente messo da parte dai colleghi per dei giochi di potere in cui lui non c’entrava niente (e a scoprirlo prima…).
Ma siamo soprattutto i desideri che abbiamo ora, gli amici che abbiamo ora, specie se abbiamo perso il vizio di voler decidere anche della loro vita.
Insomma, il passato è vischioso, ma il presente è qualcosa di meglio: è gommapiuma, assume la forma che gli diamo. Adagiamoci fra le sue promesse ogni volta che ci sentiamo spinti all’indietro: non c’è attak che tenga davanti a una promessa di sorriso.
Ma stavolta, che sia a colori.