Ho guardato un po’ “cambiare” sul vocabolario, il Treccani online, che mi riportava voci aggiornate tipo “cambiare cavalli alla diligenza”.
Comunque avete ragione, il primo significato è sostituire.
Nella fattispecie, sostituire “una persona, una cosa, con altra simile o diversa”. Ecco qua, becchiamoci questa: vogliamo cambiare vita? La “sostituiremo” con un’altra uguale e contraria, in cui avremo solo finto di metterci a dieta, smettere di fumare, per riprendere tutto poco dopo.
Vogliamo cambiare fidanzato, fidanzata? (Tra gli esempi del vocabolario di cui sopra). Ci troviamo una persona opposta nei modi, uguale nella sostanza, e via.
Meno male che c’è il secondo significato, di cambiare: “Rendere diverso, trasformare”. E giù di esempi: “gli anni e l’esperienza mi hanno cambiato; la fortuna cambia spesso la sorte degli uomini”.
Ovviamente scatta l’esempio manzoniano: “quella prima meraviglia sospettosa di Lucia s’andava cambiando in compassione (Manzoni)”.. Ok, ok, vi risparmio gli altri significati, solo l’ultimo esempio: “s’è cambiato il vento, ha preso a soffiare in altra direzione”. Perché perfino Mary Poppins è più simpatica di quella pereta di Lucia Mondella.
Insomma, il primo significato, quello di sostituire, fa tanto pubblicità del Dixan della mia infanzia: “Io le offro due fustini in cambio…”. Eppure, quando ci decidiamo a cambiare, finiamo per accontentarci di questo. Sostituire un’abitudine, un lavoro, un’abitazione, con un’altra simile, che ci dia il senso del cambiamento senza restituirci anche il salto nel vuoto che lo rende possibile.
È anche la soluzione più facile, a volte: non ci va bene la nostra storia? La sostituiamo con un’altra uguale, che come vantaggio ci porta i primi tre mesi d’incanto e poi finisce “perché non ci capivamo più”, proprio come l’altra. Mica finisce perché, intanto, non siamo cambiati noi.
Il secondo significato ci credo che sia il secondo: è complicato assai! Bisogna prendere una cosa che già si tiene e modificarla, lavorarci su, buttare sudore, sapendo che le probabilità di star perdendo tempo ed energie sono molto alte.
Ma nella mia esperienza sono questi i cambiamenti che durano. Intendiamoci, se una cosa non funziona non funziona, meglio buttare tutto invece che accanircisi come quei carucci dei nostri nonni, decisi a usare la caffettiera anche quando più che una guarnizione nuova ci voleva un esorcismo.
Però, tornando a quei carucci dei nonni, qualcuno dice che il segreto delle loro nozze d’oro non fosse l’impossibilità del divorzio o la dipendenza economica delle donne (come insinuano i cinici come me), ma fosse racchiuso in quel meme… Come diceva?
“Veniamo da una generazione in cui le cose rotte si aggiustavano” ecc. ecc.
Sì, vabbe’, nonnina, sei meglio te.
Ma sul fatto di “riparare”, invece di sostituire, non hai tutti i torti.
A meno che non si tratti di un fustino di Dixan.