Ero col mio ragazzo in metro a Barcellona e abbiamo visto una fricchettona, probabilmente senza fissa dimora, leggere l’ABC.
Sarebbe come se un punkabbestia stesse sulla metro Anagnina di Roma a sfogliare Libero o Il Giornale.
Il mio accompagnatore, nonostante godesse di una vista “dall’alto”, non sapeva spiegarsi bene la scena.
Pur trenta centimetri più sotto, io beneficiavo comunque di qualche indizio in più: avevo infatti visto una mano porgere alla ragazza il quotidiano. Sospettavo dunque un prestito estemporaneo tra un passeggero un po’ cuñado (versione locale di “qualunquista”) e questa simpatica giovane dai capelli colorati.
E invece, sballottata dalla micidiale curva del percorso tra Paral·lel e Drassanes, sono quasi finita nel vagone che osservavo, scoprendo così che il “cuñao” non era altri che un ragazzo con lo stesso look della lettrice, e capelli altrettanto anticonvenzionali. Sicuramente, visto che tra i due sedeva un simpatico cagnone familiare a entrambi, si trattava del suo compagno di viaggio.
La mia curiosità malsana non si è data per vinta finché, scendendo alla nostra fermata, non ho notato che, alle mie spalle, altre copie della stessa testata giacevano sui sedili, o in grembo a passeggeri saliti qualche stazione dopo di noi. Un’offerta speciale!
E una delle copie omaggio era finita tra le mani della simpatica coppia di vagabondi.
Adesso, siamo sempre così sicuri di conoscere le ragioni degli altri?
Quante variabili dobbiamo arrivare a conoscere, quali circostanze a noi ignote si sono verificate perché i loro casi arrivino a noi?
Pensiamo agli affronti che deduciamo da semplici gesti di noncuranza, o ai complotti che sospettiamo tra colleghi che crediamo votati unicamente al (nostro) fallimento.
Pensiamo alle conclusioni a cui saltiamo scoprendo una buccia di banana di fronte alla porta di un vicino dall’igiene fino ad allora encomiabile (e magari dotato di nipotini dispettosi).
Pensiamo a tutto questo e chiediamoci: non è che stiamo facendo tutto noi?
Ricordiamo il famoooso proverbio indiano (nel senso di nativo americano, ma i meme su questo si sbizzarriscono) che recita:
“Prima di giudicare una persona cammina nei suoi mocassini per tre lune“.
Spero di non essere l’unica a odiare i mocassini.