Per me il Natale è ‘a menesta nera 🙂

È Natale e ho la febbre, quindi mo’ so’ cazzi vostri.

Aspettatevi un post amarissimo sulla follia delle feste, sulle file nei supermercati, la frenesia dei regali…

No, vabbe’, cerco di risparmiarvelo. Volevo piuttosto concentrarmi su un particolare di questo Natale che mi ha visto malata al secondo giorno del mio ritorno al paesone.

Mi riferisco al messaggio di commiato della Vueling, lungo quasi quanto le mezz’ore di ritardo che sempre ti regalano in queste circostanze:

“Se siete di passaggio, vi auguriamo un buon proseguimento di viaggio, se siete in vacanza, vi auguriamo un buon soggiorno, e se ritornate a casa, vi auguriamo un felice ritorno”.

Ok, e io in quale categoria rientro?

Tecnicamente tra gli ultimi, quelli che ritornano: suppongo che ci abbiano messo anche noi emigranti.

Quelli che letteralmente si commuovono nel reparto della pasta al supermercato (così tante marche, quasi tutte sotto l’euro a pacco!). E Antonello Venditti in stereofonia diventa subito Mario Merola.

Quelli che si affanneranno a inserire nelle loro spedizioni in centro il maggior numero di amici possibile, con operazioni funamboliche al limite della magia (no, confidare nella fila fuori da Di Matteo per trovarci ancora l’amico che ci aveva messaggiato a mezzogiorno non è una grande idea).

Quelli che si ritroveranno a dormire in una stanza che ormai fa da ripostiglio a tutta la famiglia, sgomberata all’ultimo momento e con scarsi risultati da mammà, che però ha lasciato nell’armadio la sua collezione di camicie hawaiane anni ’80 (buttarle sarebbe un peccato!).

Ecco, suppongo che noi ritorniamo a qualcosa che sarà sempre nostro, perché è vero che è questione di abitudine, è vero che impariamo nuove lingue, nuovi cibi, nuovi sogni (e si sa, quando sogni in un’altra lingua è fatta). Ma le prime lingue, i primi sogni, i primi cibi (a proposito, buon Natale amici vegani, passeremo anche questa!), è difficile rimuoverli con la semplicità di abitudini acquisite più tardi.

Spiegatelo un po’ ai detrattori dello Ius soli, convinti forse che gli italiani a cui hanno negato la cittadinanza appartengano chissà a quale paese, che vedranno al massimo d’estate.

Ma questa è un’altra storia.

Per adesso, tanti auguri, e mangiate anche per me.

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