“La taglia 34 mi stringe la patata, la taglia 36 mi stringe la clitoride, la taglia 38 mi stringe la figa!”.
E in catalano e spagnolo, per dire, le frasi precedenti sono a rima baciata! (Tranne la prima, che è un’assonanza.)
Per me questo coro allegro fuori al Corte Inglés di Plaça Catalunya è stato il momento più alto della manifestazione di 200.000 persone (secondo la Guardia Urbana, eh!) che ha coronato lo sciopero generale in Catalogna. Mai così riuscita, nonostante i successi precedenti: pensate che i miei, in visita per l’occasione, hanno aspettato due ore, con la suspense del caso, che il loro aereo partisse!
Non sono mancate critiche: sul mansplaining ha detto già tutto Zerocalcare. Invece, alcune donne che legittimamente hanno deciso di non scioperare ci hanno deliziate con frasi tipo “tu fai sciopero e intanto ti serve il caffè una donna che lavora / una donna ripulisce i manifesti che butti a terra”. Adesso, c’è chi non ha ben chiaro cosa sia uno sciopero generale, o inzacchera inutilmente le strade (già abbiamo visto, peraltro, che le fioriere contano più delle persone). Ma vedere solo questi casi, rispetto alla stragrande maggioranza, fa troppo televisione italiana alle manifestazioni antifasciste! Insicurezza? Coda di paglia? Rammarico (a volte) per non aver avuto il coraggio di scioperare? Quando io non ho scioperato per i “prigionieri politici”, l’anno scorso, non ho né dato spiegazioni, né fracassato le gonadi al prossimo.
Vabbe’, mi consolo con un’immagine che mi è tornata in mente ieri: l’incontro con una donna che ho conosciuto in Italia, molti anni fa.
La prima cosa che ho visto di lei è stata… il suo accompagnatore, perché in realtà volevo uscirci io, e da un bel po’. Anzi, mi rimase a lungo la fantasia che, arrivando cinque minuti prima all’appuntamento, avrei cambiato il mio destino. E invece li ho trovati lì soli (era il primo incontro anche per loro), e si capiva subito che non sarebbe finita lì. Che anzi sarebbe stata una fiamma dura a spegnersi, e avrei dovuto aspettare paziente che lo facesse, perché alle nostre tre vite potesse applicarsi l’unica soluzione possibile: la mia.
Quanto tempo perdiamo, noialtre, ad aspettare.
Ovvio che la mia soluzione non si è affatto realizzata, ma almeno sono sopravvissuta all’amore romantico.
Lo ha fatto anche questa donna, che ora ha la sua vita, e dei successi degni di lei.
E io?
Come al solito, io speriamo che me la cavo.
(Canzone gettonatissima fuori al Corte Inglés.)