Qualche anno fa, un assessore napoletano che era venuto a Barcellona per quest’evento propose su Facebook di esportare a Napoli la festa di Sant Jordi, il San Valentino catalano in cui le coppie e le famiglie si regalano un libro e una rosa (per tradizione la rosa va alle donne, ma ormai, per fortuna, è un po’ a piacere). Non vi dico i commenti infuocati! “Le feste non si esportano”, “La cultura appartiene ai popoli che la inventano”…
Mi veniva da rispondere, in catalano stretto, “Maro’, ce ‘e ‘cciso!” (“Santa Vergine, non ti sembra di esagerare?”). Passi la moda dei cornicioni a canotto, soprassediamo su quella delle pizze fantasia, ma in questi dieci anni di assenza mia a Napoli state mangiando hamburger di due piani che combinano cheddar e “pachino dop“… E poi rompete le semmenzelle (“ci tediate”) con Sant Jordi?!
Io dico che San Giorgio ci salverà, nonostante la chiesa l’abbia disconosciuto (o magari proprio per questo). E lo farà per tre motivi:
- È una festa che arricchisce i librai! Ok, non proprio, ma li aiuta: tanti catalani leggono almeno una volta all’anno proprio perché hanno ricevuto un libro in questa ricorrenza, magari il vincitore del premio apposito: quest’anno è un romanzo in cui il protagonista riesce a uccidere Franco! Ma mi sa che, purtroppo, il dittatore non è mai morto. Non vi aspettate chissà che romanzi sperimentali, comunque. L’apertura di quest’anno la faceva Almudena Grandes, che io non amo e voi conoscerete soprattutto per il film con Francesca Neri.
- Non si magna! Oddio, anche qui, c’è un piatto tipico di Sant Jordi: l’omonima coca. Che, esaltata in questo articolo su una pagina d’italiani a Barcellona, suscitò un unico commento: “La verità è che fa cagare”. Decine di like! Io preferivo il pane con i colori della bandiera catalana (secondo voi, perdevano l’occasione?!). Però cavolo, non riesco a pensare a una festa tradizionale italiana in cui il cibo non abbia una funzione importante… Niente di male, se non fosse che so’ sei mesi che quei due chili in più che mi segnalava la nutrizionista sono diventati tre. La piantiamo di mangiar bene?!
- Si decostruisce! Gente, non potete capire il valore che diano qui all’infanzia. E al femminismo, specie se consideriamo che lo stato spagnolo è una monarchia in mano al PP e all’Opus Dei! Insomma, per ogni versione tradizionale di San Giorgio (il cavaliere che salva la principessa dal drago), ci sono altrettante variazioni che insegnano qualcosa di nuovo della storia. Per esempio, una maestra amica dell’indepe propone ogni anno la frase: “La principessa si sentiva disprezzata perché…”. L’anno scorso era lesbica: i bambini hanno deciso che Sant Jordi sconfiggeva il drago e costringeva la principessa a sposarsi con lui, mandando alle ortiche il lieto fine. Insomma, puro GIENDER!11! Chiamate Salvini! E la Meloni che fa, decostruisce solo il povero Atreyu? (che poi quella “j” al posto della “y” mi ricorda il “coccotello” autarchico…) Vabbe’, lasciamo perdere. Io ripeto con commozione quella frase, letta non so dove, per cui “Sant Jordi non vuole insegnare ai bambini che i draghi esistono. Questo i bambini lo sanno bene. Insegna invece che si possono sconfiggere”. Ma la più bella resta questa microstoria, che vi traduco in italiano:
E la principessa, stanca di principi azzurri stinti, si avvicinò al drago e gli chiese: “Scusa, hai da accendere?”.