Il tizio che presiede la Sala Oro del Salone del libro si para proprio davanti a me: “Siete una scuola, per caso?”.
Spero intendesse una scuola superiore, almeno.
Questo post andrà in rete in forma ridotta perché sono al Salone, e poi per venire incontro alle mie capacità mentali, parafrasando uno. Il titolo è un omaggio al vincitore assoluto del programma della giornata: un quizzone sull’antico Egitto, ovviamente.
Parlando di antichità, non so che età mi attribuisse il tipo (che magari mi aveva presa semplicemente per l’insegnante, vero? vero?) ma aveva sei anni Tatiana Bucci quando è stata deportata a Birkenau, la sono andata a sentire per ricordarmi che c’è di peggio che cercare il cavolo sotto cui è finita la bambina che mi sarebbe piaciuto sfornare da un bel po’ (lei metaforicamente, il cavolo no: provatelo con peperoncino ed erbette!).
Devo dire che alla conferenza il livello di attenzione delle classi era direttamente proporzionale alla vicinanza delle insegnanti, ma la ragazzina davanti a me o era commossa, o aveva proprio una brutta allergia.
Mi sono chiesta perché, rispetto al primo incontro di questo genere, mi facessi ‘na domanda, mi chiedessi se su qualcosa la memoria della testimone vacillasse (aveva sei anni, cacchio), se fosse lecito sperare che qualche orribile passaggio non vissuto da lei fosse stato almeno più rapido di quanto lo raccontasse. Che differenza passa tra la me di adesso, che dalla Barcellona bombardata da italiani ha qualcosa da dire sulla responsabilità storica, e quella che si beveva senza fiatare (e senza più fame!) le parole del superstite Piero Terracina, nel ’99? Ah, già: vent’anni di distanza e una laurea in Storia.
In ogni caso ho fatto bene a venire, nonostante la manifestazione a Barcellona che ha tagliato le navette per l’aeroporto (32 euro di taxi, prego), nonostante lo sciopero dei controllori francesi che mi ha ritardato il volo di due ore, e io che mi dicevo “A ‘sto punto torno a casa”.
A incoraggiarmi è stata mia madre via telefono, sicura di pungermi nell’orgoglio: se per colpa mia parte sempre più spesso lei, che è una pantofolaia, sta’ a vedere che…
A volte è difficile ricordarsi quanto faccia bene cambiare aria e fare le cose che più ci piacciono, e che meglio ci riescono: leggere libri, e parlarne.
E poi rivedere i vecchi amici trapiantati a Torino, la città in cui più ho sentito parlare napoletano, pugliese, italiano tutto insieme.
Dai, quando vi scocciate di portare avanti qualcosa che potrebbe farvi bene, inserite il pilota automatico (quella parte che a volte sa meglio di noi cosa ci conviene) e state a vedere che succede.
Da me è thot, linea al Salone.