Però apprezza la mia sincerità.
Il tipo dell’app di merda, dico. Quella che ancora frappongo tra me e la fecondazione assistita, hai visto mai che nell’annetto di tempo che mi sono data trovo un volontario.
La mia descrizione: “Nella vita ho avuto tutto quello che volevo, tranne una famiglia, e spero tu mi possa aiutare con quella”.
Ovviamente, subito dopo i complimenti, il tipo che mi ha contattata in chat ha aggiunto: “Non credo di poterti aiutare”. Ma sa che troverò quello che cerco. Siccome quello che cerco non è una scopata con uno che “non crede di potermi aiutare”, ho fatto grazie e scorri a sinistra. Che schifo, lo scorri a sinistra. Mi sono lasciata giusto quelle due app che mi consentano di scrivere ‘sto fatto della famiglia, e poi ciao.
Intuirete il successone.
Ma la sincerità sapete perché è preziosa? Perché è stupida e gratis, come la gomma da masticare che ci ha fatto da colla, da bambini, nelle situazioni più inaspettate. Risolve in cinque minuti problemi che, lasciati lì, ci metterebbero anni a rovinarci.
Sono giorni che parlo con amici dall’Italia che hanno problemi di sincerità nella loro relazione. Sento cose assurde: l’analisi dei secondi e terzi fini che poteva avere quello lì per non accompagnarla al supermercato; oppure la constatazione che quella non vuole davvero partire in vacanza a due, quest’agosto, se no avrebbe “costretto” il fidanzato a farlo. Ho edulcorato gli esempi per motivi di… anonimato, ma il succo era quello.
Gente che si aspetta di essere ingannata o costretta, ma mai affrontata a tu per tu, con la verità.
Io credo che una situazione così non si generi all’improvviso, ma si coltivi dall’inizio, tra le aspettative e i giochi di ruolo che hanno provato a insegnarci come unica strada possibile: dal “farsi desiderare” all’assurda pretesa che se c’è l’amore ci dev’essere anche la telepatia! Perché l’altra persona intuirà le nostre esigenze, e se non succede “abbiamo sbagliato persona” (che tra tutti gli equivoci è davvero il più triste).
Io, che prima vivevo in un indulgente “dire-non dire”, ho imparato qui che si può essere del tutto sinceri, grazie agli amici spicci che mi sono trovata. Gente che se non vuole offrirmi il caffè non me lo offre, e che insiste sul fatto che, se uno mi accompagna a casa e non voglio che salga, non devo inventarmi cose da fare o scuse sull’appartamento in disordine, ma solo dire: “Ti ringrazio per la compagnia, ciao”.
Qualche anno fa scoprivo che “quando cerchiamo esattamente ciò che vogliamo, lo otteniamo”. Non sempre, e magari non come credevamo, ma l’otteniamo.
In effetti anche quando lo chiediamo, l’otteniamo più spesso. Non da tutti, come avete visto.
Solo da quelli che ce lo possono dare.