
Per dare un po’ di spazio anche a mamma. E dimostrare che la “purezza italica” è vera quanto le fragole a dicembre
Nella puntata precedente avevo portato mio padre a fare un aperitivo, cosa per lui del tutto inusuale, e come regalo di compleanno non gli avevo detto cosa stessi scrivendo: un saggio su come gestire un’annosa voglia di maternità, se all’improvviso ti ritrovi single a trentott’anni.
C’è un aggiornamento: ieri abbiamo ripetuto la scena e, quando mio padre si è lamentato perché “Quella coppia lì ha due figli e i miei ragazzi nessuno!”, gli ho spiegato dei quaderni. Terrorizzato dall’opzione “assenza di un padre” (d’altronde appartiene a una generazione di cambiatori seriali di pannolini, e rinomati chef di pappe), il mio premuroso genitore mi ha suggerito diverse strade alternative:
- trovarmi uno mommo’, tanto “bastano sei mesi” (sic) a decidersi per una vita insieme;
- mandare l’email a un povero ex che piuttosto che figliare preferirebbe il colera, arruolandolo per l’impresa: lui sarebbe stato senz’altro entusiasta. Cuore di papà.
Passando davanti a una casa ristrutturata da poco, mi ha detto:
“Forse qui abitava l’unico compagno tuo che aveva un progetto di vita ‘normale’? Quello che un altro po’ si sposa…”.
Grazie, papà.
“Eh, ma si metteva con tipe troppo strane”.
“E allora andavi benissimo!”.
“Troppo strane anche per me”.
Ha pagato i nostri aperitivi in silenzio, rifiutando la mia dieci euro già pronta rispetto al suo fascio di banconote, arrotolato male.
In realtà prima di uscire avevo visto una bambina bellissima, che una mamma già ce l’ha e che per fortuna, mi pare di capire, si è salvata con lei. Perché era Fatima, cinque mesi, a bordo di Mediterranea, la nave sequestrata ieri a Lampedusa.
Non posto l’immagine, perché mi sono ricordata dell’osservazione di un fotografo: i bambini africani hanno più probabilità di essere schiaffati dappertutto a figura intera, e senza autorizzazione dei genitori, perché non ci sono leggi in merito nei loro paesi.
Ho messo dunque la foto di una bimba bianca un po’ stagionata, che attacca una possibile immigrata: tornatene a casa tua, qui siamo ariani!
Ok, siamo io e mia madre.
Che, fedele alla linea dell’altra volta, se n’è rimasta a casa e ci ha lasciati ai nostri deliri.
Capirete che per me è commovente che al mondo esistano meraviglie come Fatima, visto e considerato che, per farne una io, al massimo posso mandare una mail all’ex di cui sopra, nella speranza che replichi con una foto della sua faccia. E allora mi chiedo: perché non siamo tutti là a salvarla dall’acqua, invece di augurarle la morte?
E so la risposta: perché l’idea fraudolenta che passa è che c’è un problema di sovraffollamento, quando la distribuzione dei migranti in Europa è diversa da quella che ci figuriamo. E la gente senza lavoro, né prospettiva di trovarne tramite i suoi leader, diventa feroce o anche solo un po’ stronza (penso a tutte le notizie false della storia, da quella degli untori al grasso di maiale e di vacca per le munizioni dei sepoy “britannici”).
Tuttavia, siccome ci crediamo “brava gente”, magari questa foto-meteora di Fatima che ho visto circolare aprirà coscienze. D’altronde, “cuccioli e tette” erano le nostre pubblicità, secondo una definizione inglese.
O almeno così giura il tipo che ieri s’è preso l’aperitivo con me. E che, niente, proprio non riesce ad accettare “qualcosa da stuzzicare”.
Dice che fa troppo caldo.
(Omaggio a Joao Gilberto, un altro che veniva da un paese etnicamente puro)