(*traduco un po’ ad sensum da questo articolo di Ana Requena Aguilar, pubblicato in spagnolo su El diario)

Image result for feminismo en navidad Le feste di Natale sono il momento in cui lo spumante frizzante e il torrone di cioccolato si combinano con le domande scomode, i commenti che detesti, e il maschilismo camuffato da buone intenzioni. Se non capivi cosa fosse la storia della divisione sessuale del lavoro di cui parla il femminismo, devi solo guardarti intorno durante il pranzo di Natale. Dopo questi due anni di esplosione femminista, la tua famiglia e gli amici sono ormai preparati per passare al livello “pro”. E se non lo sono, non importa, ormai è ora di cambiare quadro!

Resistenza pacifica davanti alle coppe di vino. Trasforma il finale della cena della Vigilia o il pranzo di Natale in una scena da western. Non si tratta di chi spara per primo o chi si alza per primo. Resisti, resisti, le teste di gambero non hanno fretta d uscire dal piatto e la fine del patriarcato merita un sit-in pacifico davanti alle coppe di vino e agli uomini della tua famiglia. Non farlo da sola, cerca alleate per l’azione collettiva. Magari bisogna agitare un po’ le acque: sussurra all’orecchio di tua nonna che non avrà mai una pensione tutta sua, o ricorda alle tue zie di tutte le volte che hanno dovuto rifare il letto ai loro fratelli.

Succhia-clitoride vs denunce false. Cambiamo agenda! Sì, abbiamo decine di dati, teorie e ragioni per smontare le loro fake news e le loro idee sulla violenza sessuale, le denunce false o gli uomini calunniati. Proviamo a cambiare strategia, cambiamo contesto, parliamo di ciò che interessa a noi. Denunce infondate che rovinano la vita di uomini innocenti? Placido Domingo è un gran tenore? La prima volta che ho provato il Satisfyer non mi ha convinto, però dopo ho avuto due orgasmi di fila e mi è passata. L’hai provato? Dicono che per la zona del glande è perfetto. 

Dici di no (e non sentirti male per questo). È il momento dell’anno in cui forse ti senti più sotto pressione per dare spiegazioni sulla tua vita sentimentale o sessuale, o sulle tue decisioni personali. Se ti fanno delle domande che ti infastidiscono o a cui, semplicemente, non ti va di rispondere, non farlo. Anche se ci hanno abituate al contrario, noi donne non siamo esseri fatti per essere scrutinati, né per compiacere tutto il tempo col nostro comportamento, ma persone che condividono la propria intimità con chi vogliono, quando vogliono. Non c’è motivo di sentirsi male per questo.

Non si tratta solo di mettere e togliere la tavola.  Mettiamo che tu e la tua famiglia abbiate superato il primo quadro, e che uomini e donne si alzino per togliere e mettere la tavola, per cucinare e pulire. Chi ha ideato il menù della cena? Chi ha pianificato cosa comprare, e dove? Chi ha organizzato il pranzo di Natale del gruppo? Chi si è preso il tempo di cercare un posto, di far combaciare le date? Chi fa attenzione a che gli altri stiano bene, siano contenti, e chi chiede se a qualcuno serve qualcosa? Chi pensa a cosa si possa regalare agli altri? Anche il carico mentale è un lavoro, e anche quello va distribuito.

La strana miopia che fa vedere i culi, ma non le pance. In questi giorni potresti assistere a un fenomeno curioso, un disturbo della vista che fa sì che alcune persone siano capaci di notare le dimensioni esatte dei fianchi e dei culi femminili, e di spiegare l’impatto che avrà su questi ultimi l’ingestione di un altro pezzo di torrone, ma che, invece, non vedono con chiarezza le pance che cominciano ad arrotondarsi, o che già spuntano, nei corpi degli uomini. Avvicinati bene a loro perché non si perdano come mastichi bene quel bonbon, o quel pezzo di marzapane che tanto ti piace.

Va bene anche essere triste. E allegra, e nostalgica, e avere voglia di piangere, e dopo di ridere, e di sentire nostalgia, e di fare un perreo, di pensare a qualcuno con cui ti piacerebbe stare. Dare valore alle emozioni e permettersi di sentirle può essere un bel gesto femminista con te stessa e con gli altri.

(Colgo l’occasione di questo video per ricordare che questo è un altro Natale senza Patricia Heras, poetessa incarcerata perché, in definitiva, vestiva come Cyndi Lauper. Perché, come dicono in Cile: “Son los pacos, los jueces, el estado…”.)

 

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