Immagini Stock - Rami Secchi E Piante Secchi Su Sfondo Bianco. Aspetto  Vintage Retrò Aspetto Retrò Image 77670409.

Vi capita mai, in questo fiorire imperterrito di fronde che non sanno niente di pandemie, di pensare ad altri rami? Mi riferisco a certe appendici che una volta spuntavano qua e là nella nostra vita, ma che adesso non sembrano affatto fiorire, anzi: sulla loro “fecondità” nutriamo più di un dubbio.

Quando la vita segue un corso preciso, che a volte ci tracciamo noi e altre subiamo, finiamo a contatto con persone che, ben presto, si rivelano dei perfetti intrusi. Non sappiamo più che ci facciano nella nostra rubrica, o nei contatti Instagram, o dall’altra parte di un tavolino, quando addirittura capitiamo a berci insieme un caffè.

A volte sono “presenti giustificati”, nel senso che in un altro momento della nostra vita avevano tutte le ragioni per essere lì: compagne di scuola, vicini di vecchia data, gente conosciuta in periodi di transizione, o nei numerosi imprevisti che ci può riservare la nostra giornata. Altre volte boh, sono incidenti di percorso: il collega insegnante che durante il nostro tirocinio era simpatico e disponibile, e poi, se lo invitiamo al take-away in pausa pranzo, se ne esce con una battuta mica tanto scherzosa su quanto odi i cinesi.

La pandemia, dicevo altrove, mi ha insegnato le mie priorità. Una di queste è fare ciò che voglio del mio tempo, nei limiti del possibile. Il mio nuovo mondo forse è qui per restare, o magari si raggiusterà ancora alla fine di tutto. Le persone, invece, non devono restare per forza. Intendiamoci, non sto parlando di interrompere amicizie che durano da trent’anni, oppure di fare una brutta faccia alla segretaria d’ufficio che adesso vediamo solo al di là di uno schermo. Dico solo che possiamo desiderare il meglio a certa gente che non c’entra niente con la nostra vita di adesso, e allo stesso tempo desiderare di non doverci avere più tanto a che fare, che spesso sarà un sollievo per entrambi.

È opportunismo, pensarla così? A me sembra opportunista il contrario: abituarci a qualcuno è più facile che tagliarci i ponti, è un lavoro a bassa manutenzione che, però, sfianca sul lungo termine.

E poi, non si se vi capita, ma i motivi urgenti che ci spingevano a “mantenere il contatto”, i presunti benefici reciproci, non hanno quasi mai resistito alla prova della pandemia: quell’attività di volontariato faceva più bene ai senzatetto, o ai nordici annoiati che si sentivano eroi per un fine settimana? L’associazione culturale che diventa la succursale di un partito, quanto merita i nostri sforzi? La pagina goliardica sui social vale tanto sforzo di moderazione, se poi prova a lucrare sugli utenti?

Naaah.

Dai che è quasi primavera: armatevi come me di cesoie, accette virtuali, quello che ve pare. Già sapete.

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dall’ultimo anno, o almeno credo, è l’arte di scoprire sotto quali rami conviene ripararci.