Carboidrati! Il mio corpo premestruale ha un sussulto. Come un gamberetto, arretro di due passi per piazzarmi di nuovo davanti allo scaffale del negozio cinese, che tra l’altro sta per chiudere. Ma che importa? Io ho fame! E questa confezione di tagliolini dorati, su sfondo dorato, mi sembra la fonte di ogni felicità.
Poi osservo meglio: noodles istantanei. Cerco le istruzioni per la cottura, e trovo un’elaborata procedura che consiste per lo più nello spacchettare strati di plastica, e bollirne il contenuto insieme a una polverina. No, grazie. Mia madre, prima di ripartire, mi ha comprato i fedelini De Cecco: applausi in piedi, per favore!
Ma il punto è che vediamo solo ciò che stiamo già cercando. Ne parlavo con il compagno di quarantena, mentre optavamo per una bibita da Anduriña (che pure stava chiudendo, come il negozio cinese). Per dimostrare questa affermazione a lui, che era scettico, avevo tirato fuori:
- le lezioni di fisica che seguo su Coursera: se non hai neanche una teoria su cosa ci fosse prima del Big Bang, non sai nemmeno cosa tu stia cercando;
- John Locke: non possiamo immaginare cose che non conosciamo già. Anche il concetto di angelo è una combinazione di esperienze che già possediamo, perché è un essere umano a cui abbiamo appioppato le ali;
- soprattutto, le canzoni travisate e la pareidolia! Lascia entrare Ascanio (vedete sotto), oppure Benny Lava per chi capisce l’inglese. Se non leggi i sottotitoli, ti rendi conto subito che sono canzoni in una lingua che non conosci.
È l’eterna difficoltà di pensare fuori dagli schemi. “Hai mai avuto la sensazione di non avere nessuna scelta?” mi ha chiesto, a sproposito ma non troppo, il compagno di quarantena. Io: “Sì, da adolescente”. Sarà stata colpa di Verga, oppure di Sciascia cento anni più tardi, ma avevo la sensazione che dalle mie parti, come diceva ‘n antro, “tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”.
“E invece la soluzione era andarsene” ha sorriso lui con aria furba. Uhm, non è così semplice, ho risposto. Nel mio caso specifico, però, trasferirsi altrove era parte della soluzione. Il fatto è che, come per i nove punti di Watzlawick, ci costa una fatica terribile uscire da certi schemi: quelli che il nostro contesto di appartenenza, o la sindrome premestruale, ci rendono difficile eludere.
Però oh, su una cosa io e il compagno abbiamo concordato: una scelta c’è quasi sempre. Io, per esempio, posso leggere meglio la confezione dei tagliolini cinesi bramati dai miei estrogeni, e scoprire che a casa ho molto di meglio! Alzare gli standard non è sempre una cattiva idea, anzi.
E pure Ascanio, ogni tanto, evitiamo di lasciarlo entrare.