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L’eterno indeciso medita nuovi risvegli mattutini

Archie non ha ancora deciso a che ora svegliarmi.

A volte viene alle 5, a volte alle 7. Pensavo dipendesse da quante crocchette avesse nella ciotola, ma no: va proprio a sfizio suo.

Di solito, una volta sul letto, si accoccola contro la mia ascella (temerario!) e mi lascia dormire. Per un’oretta. Poi vengo svegliata dal rumore di una piccola mascella al lavoro, e mi rendo conto che il “fiero pasto” sono i miei capelli.

In realtà non ci pare, ma Archie non sa bene cosa vuole. Per questo a un certo punto batte a ferro e fuoco il mio letto, che manco Attila, flagello di Dio. Quello che vuole, lo so io: mi basta disporre le gambe nella posizione in cui mi è impossibile prendere sonno, e lui ci si accoccola felice.

Visto? Sapere ciò che si vuole è tutto. Finché non lo sai, giri a vuoto e mastichi capell… Uhm, scusate, esempio troppo specifico.

Succede anche a un mio amico, che ha una caratteristica assurda: è un agente immobiliare onesto! Cioè, rifiuta “regalini” per spuntarti il prezzo che vuoi (visto coi miei occhi), e aggiusta sempre la cifra a favore di chi compra. Il segreto? È un “culo inquieto“, come si dice in spagnolo: niente di volgare, significa solo che non sta mai fermo. Infatti voleva diventare coach aziendale, ma quando c’è riuscito si è dato alla ludoterapia. Poi ha lasciato il suo lavoro in agenzia per mettersi in proprio, diventare finalmente meno agente e più “faccendiere” in senso buono: ti accompagna in tutto il processo che ti porterà a “sentirti a casa”, ristrutturazioni comprese. Ma non è contento neanche adesso, e non ne ignora il perché: non sa ancora qual è il suo cammino.

Sono tante, le persone così. Il mio caro Archie al confronto è un dilettante, col suo unico dubbio riguardo a come condannarmi all’insonnia.

Ho scoperto che ci sono un sacco di connazionali all’estero che sfoggiano i loro curriculum eclettici, vantandosi di una grande multipotenzialità (considerata da poco un vero e proprio fenomeno psicologico).

A me, invece, ‘sta cosa innervosisce assai.

Premesso che i desideri devono adattarsi alla vita, e non viceversa, io sono una che la notte controlla venti volte se ha chiuso bene il rubinetto: capirete quindi che voglio controllare tutto, e mi disturba un sacco non avere una vita tranquilla (la la).

Invece, eccomi qua a studiare di nuovo, così de botto e senza senso, e a riformulare la mia idea di famiglia. Intanto penso: pessimismo e fastidio! Perché non ho la vita controllata al millimetro?

Devo arrendermi: è vero che l’eterna indecisione è una posa, a volte, ma spesso non sappiamo davvero cosa fare, per la scarsa capacità di prevedere ciò che ci renderà felici. Ammesso che il precariato ci permetta di scoprirlo, le persone sposate, dal terzo anno in poi, non sarebbero più felici di quelle non sposate, e neanche i figli sono una discriminante significativa. Quanto ai soldi, al di sopra di una certo guadagno annuale (bello altino, per la verità) non importa se sei Rockefeller: il grado di felicità potenziale sarebbe lo stesso.

Io sono fritta perché, stando al tipo che si occupa di queste cose, la vera felicità sembra risiedere nell‘interazione pacifica tra esseri umani, che è la mia attività più aborrita dopo quella di pulire la lettiera di Archie.

Quindi devo accettare questa realtà provvisoria: so di non sapere. Ammetterlo è il primo passo per… sapere, appunto.

Vabbè, facciamo una cosa: mi sono sempre rifiutata di cliccare sul video qui sotto. Troppa gente sui social lo vedeva e dichiarava: “Ecco perché ho venticinque lauree e trentamila interessi: sono una persona speciale!”.

Al che io, che volevo una vita tranquilla (la la), mi sentivo il latte alle ginocchia.

Proviamo a guardarlo insieme?

Fatemi coraggio.

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