Lo dice anche Raffaella: altolà agli scassaminchia!

Oddio, devo essere insopportabile da quando sono felice.

Lo so, non mi reggevate neanche prima. Fatto sta che per me la felicità si verifica soprattutto, si diceva, quando svolgo le attività che amo.

Adesso ho rivalutato qualcosa che mi ha sempre vista freddina: il concetto di avere un “proposito” nella vita. Anzi, ormai uso la parola propuesto, pronunciata alla Stanlio e Ollio, in omaggio a un amico di madrelingua inglese che prova invano a dirlo in spagnolo (spoiler: è propósito, si pronuncia uguale all’italiano). Fin dalla mia adolescenza nichilista detestavo il solo pensiero di trovare un senso alla vita. Posso abbracciare molte cause, addirittura fare progetti: per esempio, dopo un periodo molto traumatico ho desiderato a lungo un lavoro di insegnante e una famiglia. Quando anche quel progetto ha fatto il suo tempo, mi sono detta vabbè, tanti saluti alle mie manie di controllo: da adesso mi tocca navigare a vista.

Invece, “el propuesto” su cui sintonizzo da un po’ le mie giornate si sta rivelando utile: badare, prima di ogni altra cosa, a ciò che mi arricchisce la vita. Scontatuccio, direte. Ditemi anche che non avete mai interrotto un’attività importante per arrabbiarvi inutilmente, magari litigando con qualcuno su Facebook. (No, ditemelo sul serio, mi date un po’ di speranza!)

Adesso si tratta di sintonizzare la mia giornata sulla frequenza “non ci ho cazzi”, e solo a questo punto navigare a vista. Provateci anche voi! È come inserire una funzione predefinita a un lavoro al computer, così dopo non dovete dannarvi con le correzioni postume.

Per esempio, la didattica dell’ultimo corso di master è fatta di microlezioni di cinque minuti e qualche TedTalk, ma poi la prof. richiede tipo un trattatone di cyber psicologia come lavoro di fine corso. Ebbene, posso mai lasciare che un’università britannica mi rovini la giornata? Nah. Di questa esperienza curiosa prendo le letture istruttive (devo dire che non mancano), e mi oriento su come scucire alla professoressa hacker il punteggio necessario per passare l’esame.

Se poi un boomer confesso spaccia per prudenza le sue posizioni manichee, posso mai sprecare in un predicozzo social la pausa che mi sono concessa mentre scrivevo? Nah. Segnalo l’articolo a un gruppo di professioniste dei media, e via! Con questo metodo, dall’inizio dell’anno ho già scritto due bozze di romanzo, che al momento sono entrambe una ciofeca, ma vabbè.

Il trucco è valutare ogni attività in base alla sua aderenza al nostro propuest… ehm, proposito. L’altro giorno, un siparietto social con gli ex vicini mi ha regalato due gustosi minuti di botta e risposta sui loro schiamazzi notturni. Poi mi si è posto il quesito: voglio avere l’ultima parola, o voglio avere la spesa fatta? Benedetta sia l’opzione “disattiva notifiche”! Nell’economia della mia vita i fedelini De Cecco, che a Barcellona sono rari quanto l’araba fenice, sono mooolto più importanti del Raffaella Hipster Club (e se la giocano perfino con Raffaella in persona).

Mi raccomando, gente: ogni attività che sospettiamo fregiarsi delle due “i” (inutile & impegnativa) deve passare per questa forca caudina delle nostre priorità. Non barate!

Adesso, un mio ospite carissimo ma imbranato non troverà mai una stanza entro il giorno in cui gli subentrerà, per forza di cose, la mia nuova inquilina. Però mi posso mai mettere a cercare io per lui? Mi basta un minuto: il tempo di martellarlo un po’, linkargli l’app di Badi, e offrirmi di messaggiare l’unico mio contatto che abbia un posto letto disponibile. Ha detto pure no, grazie! A questo punto torno al trattatone di cyber psicologia, o alla bozza di romanzo che non smetterà di essere mai una ciofeca, se perdo tempo a salvare la vita a chi non ci tiene affatto. Siccome non è mia usanza mandare le persone in strada, quando mi troverò davanti l’ospite con le valigie fatte in fretta, sorpreso di non aver trovato neanche una cuccia per cani, al massimo gli offrirò il mio ripostiglio.

Però il letto se lo farà lui.

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