Io: “Non so se ho capito bene la consegna”.

Prof.: mi mette zero.

Doveva succedere, altrimenti mi rifiutavo di concludere la mia trafila di titoli inutili! A parte il prof. “mucho español” che mi bocciò un saggio sull’antibellicismo in Virginia Woolf e Käte Kollwitz, di solito mi appioppano insufficienze lievi, perché io sono una leggenda nel non seguire la traccia.

In questo caso, l’intera classe virtuale del master sembrava insoddisfatta dell’ultimo corso, per questo non partecipava più alle attività virtuali “non vincolanti”, come questa rassegna succinta di tre abstract per cui ho preso zero: tanto il voto (è il caso che lo specifichi) non avrebbe influito sulla valutazione finale. A questo punto, io avevo svolto il compitino (posso dirlo?) per pietà, ma non avevo capito bene quale fosse il numero limite di parole, e se fai una cosa simile in un’università inglese non solo prendi zero, ma ti chiama la Regina in persona per cazziarti male, e condannarti a morte.

La questione, però, è un’altra: guardate come mi sbagliavo nel pensare di fare una “buona azione”! Mi sono detta che non ci voleva niente a buttar giù le mini-rassegne, e in realtà ci sono volute due o tre ore, che non riavrò mai indietro. Inoltre, scusate eh, dopo quasi due decenni di ricerche accademiche, saprò anche riconoscere un articolo utile a partire dall’abstract, che era l’obiettivo del compitino.

Quindi, per accontentare un’assistente annoiata, che magari sperava di non avere compiti da correggere, ho sprecato tempo che avrei potuto dedicare al nuovo romanzo, e per ricavarne cosa? La soddisfazione di chiudere la mia carriera accademica con uno zero!

Perché deviamo dal nostro cammino preferito, anche se non è necessario?

Su questo piano, sono io a mettermi un bello zero! Voi, invece, aggiudicatevi un bel dieci nella materia più importante: le vostre priorità.

(Ecco, adesso voglio anche questo zero qua!)

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