Ecco qui (scorrendo dal basso) le puntate precedenti.

Strategie

Alcuni nomi e fatti sono stati alterati per questioni di privacy, ma le cose sono andate più o meno così.

La soluzione è nei libri.

Me lo ripeto quando i miei sono ormai ripartiti, e posso passare il resto dell’estate in biblioteca. La gatta mi ha salvato: voglio che la sua morte assurda serva a ricordarmi che la vita è troppo breve, per passarla a frignare!

E il mio ritorno alla vita è stato sempre un ritorno ai libri. Per questo credo che “usare il cervello” risolva sempre tutto. Quando non l’ho fatto sono diventata solo un corpo, a uso e consumo di Bruno e della sua noia. La Petulante si inalbera: non funziona così! A mettermi nei guai è stata proprio l’ostinazione a non ascoltare anche il corpo… La Petulante è sempre più stronza.

E poi non mi risparmia certo i suoi tentativi di farmi ragionare, che espone in questi termini: se Bruno si innamora solo di quelle che trova strafighe, e io non sono poi ‘sto dieci, con chi me la voglio prendere? Sc-scusa? Ma sì, insiste lei, è che esco fuori dai suoi schemi! Lui si immaginava a mangiare torte nuziali a tre piani, e a un certo punto si è ritrovato davanti un bel dolcetto che non si aspettava di gradire… Insomma, concludo, sono una crostatina del Mulino Bianco. Mi chiede qué es eso.

A me “crostatina” non l’aveva detto ancora nessuno.

Meno male che Paul Watzlawick, di cui divoro la bibliografia, mi spiega che la realtà è solo una storia che ci raccontiamo. Se a un certo punto ci crea problemi, basta cambiare narrazione.

Manco a dirlo, in biblioteca sequestro tutti i testi sulla Terapia Breve Strategica (TBS), fondata da Watzlawick con un allievo italiano, e scopro subito che a Barcellona esiste un “centro di TBS”, il cui sito web è dotato di indirizzo mail: lasciate il numero e vi chiameremo.

La terapeuta mi telefona proprio mentre sto in biblioteca, e nella mia corsa indiavolata verso il bagno (per poterle parlare ad alta voce), mi faccio ripetere tre volte il suo nome. Il mio stato confusionale deve allarmarla: non viene spesso a Barcellona, si affretta ad avvertirmi, ma niente paura! La sua non è mica una terapia convenzionale, una seduta o due al mese basteranno, se lavoro bene…

Solo questo, mi doveva dire. All’appuntamento mi presento armata di fogli A4, con stralci del mio diario e un’antologia di conversazioni selezionate tra me e Bruno. Mi aspetto di ritrovarmi in una clinica o un centro medico, e invece finisco in uno studio legale riadattato per le sedute, davanti a un donnone di mezz’età che tra me e me già chiamo “la Strategica”. La vedo incenerire con gli occhi le mie scartoffie, prima di iniziare la tortura per cui la pagherò: cosa credo di ottenere, esordisce, con quella relazione sballata? Dovrei sapere che i maschi sono fatti per reagire a certi stimoli, ed è inutile provare a instillarglieli noi…

Oddio, fa sul serio? Se a qualche uomo fa comodo sentirsi l’appendice del suo pene, non sarò certo io a reggergli il gioco! La Strategica è colta alla sprovvista dalla mia conoscenza del metodo, e allora mi allarmo un po’: non ti arrendere, la imploro con gli occhi, prova ancora a farmi fessa e contenta.

Allora lei mi assesta una domanda trabocchetto: sei intelligente o sei stupida?

Sono stupida, ovvio! Se no, mi chiedo, cosa ci farei in uno studio legale riciclato, a farmi prendere per il culo da una che mi vuole riprogrammare la mente in dieci sedute? E neanche ci riesce, a quanto vedo…

Ma ormai sono lì, tanto vale spiegare che con Bruno le ho tentate tutte. Ho provato a “rispettare i suoi tempi”, e dopo sei mesi ero ancora un passatempo da concedersi dopo il bucato. Allora ho imposto i tempi miei, e sono stata mollata dopo neanche sette giorni di montagne russe. Quando ho provato io a chiudere, è tornato. Quando ci ha provato lui, è tornato. E io, dopo un po’, non sono stata più in grado di mandarlo via.

La Strategica ascolta tutta la tiritera, poi si gioca l’ultima carta. Prima di stare con lui ero single, vero? Non sono mai stata con lui, borbotto a mezza voce: quell’unica settimana “ufficiale” è stata una farsa… Diciamo che ero single, insiste la poveraccia. Come stavo, prima?

Benone, mento. Dovrei spiegare che avevo fame, e non sapevo neanche io di cosa.

“Allora” prescrive lei “pensa ogni giorno a cinque azioni che potresti fare da single, quindi esegui la più semplice. Dopo una settimana eseguirai le due più semplici. Ci vediamo tra tre settimane”.

Finalmente! Esco da lì con ottanta euro in meno (sul web mica c’era scritto il prezzo…), e una formula magica a cui aggrapparmi: non chiedevo altro che dei compiti da fare, delle azioni che dipendessero solo da me. Voglio solo riprendermi un po’ di controllo. Non capisco neanche come funzionerebbe, questa roba, e a dirla tutta dubito che funzioni.

E invece mi accorgo subito che è un trionfo.

A venerdì per il seguito!

Se vi piace ciò che scrivo, date un’occhiata al mio Sam: non glielo ricordate, ma ha vinto un premio proprio figo.

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