
Foto presa dall’evento che nomino (e linko) nel testo
Dieci giorni dopo la presentazione di Airport Tales, siamo passati letteralmente all’Airport Party, che è davvero il nome del veglione notturno organizzato all’Aeroport del Prat da chi, come me, di tutti i giorni per tornare a casa ha scelto proprio questo 21 dicembre, con in giro cosucce tipo: Pedro Sánchez che la sera prima conferiva con Quim Torra e oggi tiene il Consiglio dei Ministri dello Stato spagnolo; i compagni dell’indepe di casa che si sono già beccati qualche manganellata nelle numerose manifestazioni previste; i più mattinieri, o nottambuli, di loro che bloccano da ore alcune delle arterie fondamentali per la viabilità.
A mia difesa devo dire che ero convinta di partire il 22, e domani mi sarei recata all’aeroporto senza sospettare nulla, se la Vueling non mi avesse illuminato sulla situazione – e sul suo bisogno urgente di traduttori madrelingua:
Gentile cliente,
Dovuto allo sciopero convocato in Catalogna per venerdí 21 Dicembre, e sempre con l’obbiettivo di offrirle il migliore servizio, le consigliamo di recarsi in aereoporto con piú anticipo rispetto a lo abituale per poter realizzare il check-in e imbarco con piú tempo.
Ringraziamo la Sua fiducia e ci scusi per i possibili problemi creati da fattori totalmente estranei alla compagnia.
Distinti saluti
Team Vueling
“Rispetto a lo abituale”, dunque, mi sono avviata alle 3.50 del mattino in cerca della mia compagna designata di sventure, anche lei in partenza per Napoli, che ahimè si è vista rubare al volo il cellulare da un ragazzetto che, trovandosi lei nel mio amato Raval, deve aver fatto casa e puteca.
Che dire: l’importante per me è che siamo atterrate sane e salve, benché in ritardo, e che io, mentre scrivo queste brevi parole, abbia già all’attivo due cestini alle scarole del panificio Javarone.
Volevo solo informarvi che nel gruppo continuano gli aggiornamenti, anche utili, che la festa c’è stata sul serio, e che è vero anche che mentre loro festeggiavano, dei loro coetanei sono stati manganellati dalla polizia per il difetto di essere repubblicani.
Questi ultimi forse considereranno quelli del “party” nel seguente modo: guiris, capitalisti, gentrificatori, parassiti e, stando a dei manifesti che ho letto nel Raval, anche assassini e fills de puta (se, oltre al reato di ascoltare pessima musica, attribuiamo loro lo spopolamento progressivo del centro a beneficio di stranieri con soldi che fanno vita a sé).
Lo so perché, specie adesso che ho comprato casa, mi sono vista attribuire tra il serio e il faceto quasi tutti gli aggettivi di cui sopra, e adesso mi dichiaro anche colpevole di aver apprezzato questi ragazzi che hanno fatto buon viso a cattivo gioco, accampandosi in aeroporto, e socializzando nella “Lingua dell’Impero” (anche se spulciando trovate ragazze catalane che si rammaricano di non essere andate).
Mettiamola così: si vede che ognuno ha le battaglie che si merita.
Per fortuna ne abbiamo qualcuna in comune. Penso a quelle. E un po’ anche al pane cafone che divoro adesso.