Questo è lo spinoff di un post sugli ostacoli insormontabili, culinari e non. E che, gli spinoff li può fare solo la Rowling? Ah, già, lei sa scrivere.
In ogni caso, descrivendo le mie peripezie con una cheesecake sbagliata, osservavo che rimandando la pulizia dello stampo, e quindi del frigo e della casa, guadagnavo un pomeriggio a poltrire, ma con l’ansia delle faccende domestiche sospese. Materialmente, sarebbe stato uguale al pomeriggio che avrei passato a riposare dalla difficile operazione di pulizia. Ma che differenza.
Non tutta l’immobilità è uguale. Possiamo rimanere immobili per riposarci dopo aver vissuto, o farlo per paura di vivere. Tra le due opzioni si annidano tutte le nostre paure, in primis quella del fallimento.
In effetti a riposare dopo aver lavorato e a starcene con le mani in mano facciamo la stessa cosa. Solo che nel primo caso stiamo “in santa pace”, e nel secondo, per quanto cerchiamo di allontanarla, la signora ansia fa capolino ogni tanto a ricordarci che le cose rimandate ci aspettano sempre di là.
In questioni più importanti e urgenti ci succede un po’ lo stesso, no? Rimandare costantemente un importante colloquio familiare fino alla prima lite domestica. Oppure congelare per sempre la scopamicizia che ci è sfuggita di mano senza mai diventare una relazione. Peccato che a stare incollati a WhatsApp in attesa di un improbabile invito proveremmo un malessere simile a quello che sperimenteremmo a chiudere la storia. Ma senza il rischio di piantare in asso l’amica chiamata per una birra, perché a “qualcuno” è saltata la serata coi colleghi di lavoro.
Insomma, a me pare un sollievo illusorio, la calma apparente di chi non fa le cose.
Non è un caso che, se ci chiedono quale sia il peggiore esito possibile della situazione che ci blocca, in tanti rispondiamo solo: “Continuare così”.
Risposta esatta.