Ciao, sto ancora cercando di salvare capra e cavoli delle massicce dosi d’irrazionalità che mi sono permessa negli ultimi anni.
Sarà che sabato, a un mercatino di beneficenza, ho preso uno di quei libri di self-help che ho messo da parte di nuovo per leggere romanzi. Tanto era offerta a piacere.
Sarà che, per la gioia di Gennaro d’Auria, uso i tarocchi in classe per ripassare i tempi verbali (passato prossimo, stare + gerundio e futuro semplice), e ogni tanto indovino cosette facilmente prevedibili: ho un alunno che mi evita.
Sarà che guardavo un po’ a distanza le foto su Facebook del prof. di un’amica, e le ho chiesto all’improvviso: “Qui era al matrimonio della sorella?”. “Sì, c’è scritto sotto! Come hai fatto a indovinare?!”. Elementare, Watson: elegante, ma non abbastanza da essere lo sposo. Vent’anni di meno, quanti doveva averne una napoletana di mezza età al momento del matrimonio.
Insomma, l’intuizione sempre per il cervello passa, è ovvio. La questione è che segue percorsi più immediati rispetto a quelli che percorriamo per ragionare nel senso comune del termine.
Non è così irragionevole neanche ricordare un amico proprio mentre mi chiama, se entrambi abbiamo pensato a una ricorrenza, o visto qualcosa (specie ora, coi Social Network) che abbiamo associato all’altro. Delle migliaia di pensieri che abbiamo in un giorno, saprà il nostro cervello quali ci sia più utile collegare. E questo, a mio parere, è più magico di Maga Rowena. È come ai tempi antichi, quando andavamo a consultare un oracolo e una sacerdotessa sotto acidi ci diceva parole più oscure di un testo in inglese di Tiziano Ferro. L’interpretazione che davamo era la più “conveniente” per noi.
Una delle coincidenze più gustose che mi siano successe è stata in metro, in una bella giornata di novembre. Ero entrata in vagone pensando, tra le altre cose, a un amico che ripartiva per l’Italia con moglie e figlia, al desiderio di fargli una festa d’addio. Ebbene, me lo sono ritrovata nella stessa carrozza, a qualche porta di distanza. Ne ho riconosciuto la voce, parlava al cellulare.
Magari in un altro momento non me ne sarei neanche accorta, solo che avevo appena pensato a lui ed ero più “sensibile” alla sua voce.
Fatto sta che l’ho invitato con l’inganno a una banale uscita tra amici, che si è poi rivelata una festa a sorpresa per lui e famiglia.
Comunque arriviamo alle nostre “magie” quotidiane, la cosa più importante è farne buon uso.