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Mo’ non voglio fare la zia gattara che parla solo di nipoti e micetti. Ma Archie, a due mesi suonati, ha cominciato a miagolare davanti alle porte chiuse. Tipo quella della mia camera da letto.

Dire che ho il sonno leggero è l’eufemismo del secolo, ed è il motivo ufficiale per cui il compagno di quarantena e io dormiamo in camere separate (quello ufficioso è che, se ce n’è la possibilità, le camere separate salvano le relazioni: provare per credere!). Così, in quest’ultimo mese, sono riuscita a difendere con le unghie e coi denti questo mozzico di spazio che ancora mi ritagliavo per me… Ma le unghie e i denti di un gatto sono sempre più micidiali. E poi ci crediamo la specie dominante!

Oggi il piagnucolio si è manifestato alle cinque del mattino, complice una mia puntatina in bagno (mai bere acqua dopo le dieci di sera!). Intanto che Archie mi attaccava i capelli, poi la schiena, per passare infine alle lucine intorno al letto, sono caduta in un dormiveglia pieno di sogni stranissimi, da cui è emersa la parola che vedete nel titolo: consoluzioni. Mi piace un sacco! Un incrocio tra consolazioni e soluzioni, che è un po’ la mia regola di vita: trasformare l’inferno in paradiso, come cantava Elisa ai tempi di Pappagone (cioè, vent’anni fa).

Ecco qualche esempio di sfide assortite e rispettive consoluzioni.

  • Invece di una profuga afgana, i servizi sociali mi hanno mandato nell’appartamentino libero un macellaio disoccupato, che deve ignorare tassativamente che “no paga affitto” (cit.). Dunque continua a chiedermi cose come se fossi la sua padrona di casa: la ceneriera, lo stenditoio, il secchio per i pavimenti. Per caso ho la candeggina? Potrei sgomberargli gli scaffali? A proposito, che minchia è il kombucha? Consoluzione: io ho quattro mesi per capire cosa fare di quell’appartamentino, che è complicato da affittare a lungo termine, e il nuovo inquilino ne ha altrettanti per frequentare (giuro) corsi di cucina vegana! Così troverà presto un’altra casa, e un lavoro in un ristorante. E scommetto che avrà il kombucha nel menù.
  • Il comune mi ha tolto la residenza barcellonese, perché non mi sono presentata di nuovo a confermare che vivo nella mia casa di proprietà. L’ultima volta mi avevano detto che era un’incombenza riservata a chi stesse in affitto: avrebbero rettificato l’errore. Invece no. Dopotutto, come faccio io a essere proprietaria? Sono straniera! Al massimo posso dare in affitto la casa a millemila euro, per andare adddrogarmi a Berlino. Consoluzione: almeno ho usato la firma digitale per la prima volta! Mi credevo troppo impedita per ricordarmi le istruzioni. L’ho usata per mandare di nuovo la richiesta di residenza, che sarebbe l’unica soluzione possibile. E poi, sì, sono una straniera. Con la casa in centro. Le impiegate del comune lo troveranno inconcepibile, invece è un’esperienza molto più appagante di quanto non credessi. Stacce, Montse.

Ok, basta con questi “bullet points”, o al comune decidono che sono troppo hipster per riprendermi la residenza.

Passo alla mia consoluzione preferita: prima del dormiveglia, ho approfittato delle vessazioni di Archie per leggere. E mi sa che piangerò. Hilary Mantel ha decapitato la Storia, facendomi affezionare a uno come Thomas Cromwell, e adesso che l’autrice deve decapitare proprio Cromwell vorrei che la trilogia non finisse mai. Invece mi mancano solo cento pagine per terminare uno dei testi più belli di sempre. Consoluzione: ho la conferma che quella in generi è una divisione fittizia, e che ormai in letteratura è come su Netflix. Se voglio della filosofia fatta bene, meglio scegliere un thriller.

Al mio risveglio Archie aveva smesso di torturare cose, neanche fosse in epoca Tudor. Ho sentito la pelliccia nera solleticarmi il polpaccio, scambiato per un cuscino.

Sarò anche una zia gattara, ma è stata questa la consoluzione più grande.

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