Ho questo problema con la lavatrice: perde acqua dal tubo di scolo.
Allora ci metto sotto una bacinella che, incassandosi tra parete e lavatrice, ci va giusta giusta.
Quando devo ritirarla, piena quasi fino all’orlo, bagnare a terra è inevitabile. L’unica scelta che ho, a parte buttare bacinella e lavatrice e dare fuoco alla casa, è stabilire quanta acqua debba cadere: se non accetto che cadano quelle due-tre gocce, rovescerò l’intero contenuto.
Sì, avete indovinato, è in arrivo il solito pippone metaforico che parte da un esempio quotidiano molto concreto.
E, quel che è peggio, gli esempi sono due. Perché, subito dopo la lunga operazione lavatrice, corro a prendere la metro, in ritardo come al solito. Devo cambiare linea alla fermata più affollata. Allora, quando sono già pronta a infilarmi nell’altra metro, incurante della folla che prova a scendere, l’altoparlante fa il suo lavoro, ripetendo in 2-3 lingue: lasciar scendere i passeggeri prima di entrare nei vagoni.
Insomma, sgomberiamo tutto: la bacinella, la metro, o la nostra vita. Nell’ultimo caso, la sgomberiamo da vecchie idee, vecchi amori, vecchie abitudini, per far spazio alle nuove, o la vita non parte. Proprio come la metro.
Ma quanti lo fanno spontaneamente? Quanta gente come me vorrebbe solo introdursi il prima possibile a caccia di sedili liberi, sperando che poi si parta subito subito?
Solo che non funziona così. Quello che vogliamo, una metro che parta quando stiamo comodi, un suolo immacolato sotto una bacinella piena, una vita nuova di zecca subito dopo un dispiacere, non sempre possiamo ottenerlo.
Quello che possiamo ottenere è il dono di fare il minimo danno, a noi stessi e agli altri. Accettare che a volte un po’ dobbiamo pazientare, bagnarci, attendere, per ottenere quello che vogliamo.
La stessa cosa ci succede quando per un motivo o per un altro stiamo male, ma ci rifiutiamo di soffrire. Purtroppo è necessario perché ci passi la febbre, perché superiamo quella delusione, perché, nei casi più tristi, elaboriamo quel lutto.
Allora, la prossima volta che vogliate fingere che vada tutto bene con la vostra vita, che ne abbiate il comando totale, pensate a me alle prese con una bacinella piena, o impalata davanti alla porta di una metro, in attesa che ci esca mezza popolazione catalana. Ecco, quelli siete voi.
Che potete scegliere se soffrire un po’ a vostra scelta o farlo tanto, vostro malgrado.
Spero non scegliate la via più comoda e più costosa: far finta di niente finché un’onda anomala non vi distrugga la lavatrice. E, se ci vivete abbastanza vicini, pure la metro.