Risultati immagini per gracias a la vida Ultimamente ho fatto un po’ da comitato d’accoglienza con gli italiani appena arrivati.

Li ho messi in contatto con altri amici stanziali che in quel momento offrissero casa o lavoro. C’è chi dopo mi ha invitato a cena (soprattutto ragazze), e chi è sparito una volta ottenuto quello che cercava. Più spesso mi hanno offerto un grazie, che era il meglio che potessero fare. Il più bel regalo è stato questa frase: “Se fossero tutti come te, questo mondo sarebbe…”.

… Una uallera, ma grazie lo stesso.

Io vedo un’affinità seria tra ciò che ci aspettiamo dagli altri e ciò che ci aspettiamo dalla vita. Che sia un grazie o un calcio in culo.

Ciò che ci aspettiamo può essere tanto o poco, a seconda del nostro livello di masochismo, basta che evitiamo l’errore di pretendere.

E che il favore sia ricambiato.

Tolto quello che a Napoli si chiama “fare la metà del nostro dovere” (che so, rimettere i nostri debiti o aprire le frontiere dell’UE) per me l’unica condizione per impegnarci in qualcosa è non doverlo fare.

Come spiegavo qui, i miei ultimi colloqui di lavoro sono andati male anche perché agli esaminatori è sembrata naïf la mia idea di voler aiutare gli altri, per “restituire alla vita la seconda possibilità che mi ha dato”.

Beh, almeno su questo i miei esaminatori avevano ragione.

“Restituire i favori” alla vita, non è necessario. Non ne ha bisogno, la vita. E se proprio, nonostante gli sforzi, non accetta il nostro “indennizzo”, allora è arrivato il momento di dire grazie e andare avanti.

Magari la “restituzione” sarà in termini che ancora non abbiamo pensato. Quelle energie scaturite dai momenti felici sapremo impiegarle più avanti.

Oppure la vita farà come quelle persone che donano e si donano sul serio: senza nulla a pretendere.

Non per contrarre debiti con chi li riceve, ma perché hanno tanto da dare che un grazie è tutto quello che vogliono.

Beh, allora. Grazie.

E d’ora in poi, giurin giurello, io e la vita siamo pari.

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