Ho tradotto questo articolo de ElDiario.es su un fenomeno analizzato soprattutto in ambito ispanofono: il dumping amoroso, che mutua un concetto economico per applicarlo a una dinamica tipica di tante relazioni eterosessuali. Alla fine della traduzione, mi permetto due osservazioni*.

La copertina della rivista Paris Match del luglio 2019 mostrava un Nicolas Sarkozy e una Carla Bruni felici e innamorati. Ma qualcosa nell’immagine non quadrava: Bruni, dieci centimetri più alta del compagno, appariva più bassa di lui, con la testa appoggiata sulla spalla dell’ex presidente, che sembrava nettamente più grande. In quel periodo un’amica mi raccontò dell’accordo che un’altra amica aveva raggiunto con il suo compagno. Desiderava profondamente avere un secondo figlio, cosa che lui non condivideva. Il conflitto stava mettendo in pericolo la loro relazione.

L'”accordo” che lei gli offrì era quello di ridurre ancora di più la sua giornata lavorativa e di dormire da sola con sua figlia e il bambino per tutto il primo anno, in modo che lui non vedesse diminuire il suo sonno e le energie da dedicare al lavoro. Così hanno fatto. Sono diversi gli autori e gli autrici che negli ultimi anni hanno messo l’amore e le relazioni eterosessuali al centro delle loro ricerche sociologiche e giornalistiche. Eva Illouz, Mona Chollet o Liv Stromquist sono alcune di loro e condividono alcune premesse, come quella, ad esempio, secondo cui l’amore e le relazioni intime sono uno spazio fondamentale per la disputa sul potere – o sulle questioni di genere – oggi. E quella per cui la socializzazione profondamente diversa che uomini e donne si portano dietro ci conduce a uno scenario in cui queste relazioni riproducono disuguaglianze quasi senza che ce ne rendiamo conto. In Reinventar el amor. Cómo el patriarcado sabotea las relaciones heterosexuales (Paidós), la scrittrice Mona Chollet assicura che una donna eterosessuale che non si censura in nulla, “che non si sottomette a quelle piccole o grandi alterazioni di se stessa che la femminilità tradizionale richiede, rischia di mettere a repentaglio la sua vita amorosa”, a meno che non trovi un uomo “che non ha paura di essere deriso o ridicolizzato”. Chollet riflette sulle diverse forme di “rimpicciolirsi” che le donne arrivano ad adottare, da quelle che hanno a che fare con il fisico e l’estetica – occupando poco spazio, modellando il corpo ma in modo che sia magro e non muscoloso e forte, controllando la propria immagine –, a quelli legati alla vita privata, all’ambito economico e professionale – la rinuncia a standard importanti per sé, agli obiettivi personali, l’assunzione di maggiori oneri in un certo ambito, ecc.–.

Valeria racconta, ad esempio, che quando è con il suo fidanzato in un gruppo di amici si sente in difetto se nota che gli altri prestano più attenzione a lei che a lui: “A volte sto zitta”. Carla dice che lei e il suo ragazzo erano tra quelli con i voti migliori all’università. “Non ho mai preso intenzionalmente un voto mediocre a un esame, ma avevo paura di ottenere un voto migliore del suo perché questo comportava drammi e un litigio che durava diversi giorni. Una volta che sono andata a richiedere una revisione del mio voto d’esame, in una materia che mi piaceva e nella quale aspiravo al massimo dei voti, mi sono sentita quasi come se lo avessi tradito, perché quella volta lui aveva preso un voto migliore” racconta. María confessa che facendo sport con il suo compagno gli ha permesso di guadagnare qualche punto “perché lui non si sentisse in imbarazzo”. “Mi controllo soprattutto nel mostrare la mia intellettualità, ciò che leggo, ciò che scrivo…” dice Mariana. La scrittrice Flor Freijo spiega in Decididas (Planeta) come l’amore romantico si configurasse fin dall’antichità come rapporto di sopravvivenza (economica e di diritti) e di scambio per la donna. “I legami di sopravvivenza economica continuano perché anche oggi siamo ancora in svantaggio rispetto agli uomini. Tuttavia non sono solo le barriere oggettive a metterci in una situazione di disuguaglianza all’interno di un legame eterosessuale, ma anche le barriere soggettive, che hanno a che fare con la dipendenza dallo sguardo dell’altro,” racconta a elDiario.es. Questa dipendenza dallo sguardo altrui, a cui le donne vengono addestrate fin dalla tenera età, ci porta a monitorare costantemente tutto, dal nostro aspetto al nostro tono di voce, passando per la nostra rabbia o le richieste che facciamo all’altro.

“L’imposizione in amore di sottomissione e debolezza è ancora molto presente. Pensiamo alla posizione in cui facciamo sesso affinché il nostro corpo abbia un aspetto migliore, ci sforziamo di apparire attraenti, docili o vulnerabili… Sembra che dobbiamo rinunciare a livelli di potere, apparire più piccole per essere amate, ” continua Freijo, la quale sottolinea che il problema sta nel legame e nel ruolo che il patriarcato assegna a ciascun genere [ok, era “sesso”] nelle relazioni eterosessuali. “O faccio la finta tonta o non rimorchio”.

In un recente corso di formazione con adolescenti, il sessuologo Erik Pescador è stato avvicinato da una ragazza: “Mi ha detto, sì, alcuni uomini sono cambiati, ma quando si tratta di sedurre o faccio la finta tonta o non rimorchio. Ed è una cosa che mi è stata detta sia dalle adolescenti che dalle donne di 30, 40, 50 o 60 anni. È come se dovessero sminuire la loro posizione di potere per potersi avvicinare emotivamente agli uomini e farli sentire a proprio agio o al sicuro”. Pescador afferma che gli uomini tendono ad essere abituati a esercitare il potere in modi subdoli all’interno delle relazioni, ad esempio stabilendo i tempi o i ritmi, o decidendo cosa è accettabile e cosa non lo è. “Non prendersi abbastanza cura della partner o non riconoscerne troppo i meriti fa parte di questa struttura di controllo. Anche non dare amore per poi aspettare di riceverne, non dare un bacio ma poi mi aspetto che tu me lo dia… sono pretese che si avanzano partendo da una posizione di potere. Nell’amore continuiamo a svolgere quel ruolo di controllo nella relazione, nel senso che controlliamo quando, come, in che modo… questo lascia poco spazio all’identità, al potere decisionale e al posto delle donne” spiega Erik Pescador.

Il sessuologo menziona il “vantaggio competitivo” che hanno gli uomini nel patriarcato: “Per le donne il mandato è quello dell’amore, quello di avere un partner. Per gli uomini il mandato non è il vincolo, non è l’incontro”. Mona Chollet sostiene un’idea simile: “Mi sembra innegabile che nutrendo ragazze e donne con storie d’amore, lodando il fascino e l’importanza della presenza di un uomo nelle loro vite, queste siano incoraggiate ad accettare il loro ruolo tradizionale di cura. Si trovano così in una posizione di debolezza nella loro vita amorosa: se per loro l’esistenza e la vitalità della relazione contano più che per i loro partner, in caso di disaccordo su qualsiasi questione sono sempre loro che cedono, che scenderanno a patti per trovare un compromesso o si sacrificheranno”. La saggista sottolinea la complementarità sessista del sistema. Mentre le donne sono educate a dare, gli uomini sono educati a ricevere; mentre alle donne viene inculcato “l’universo mentale della vita a due”, gli uomini sono invitati a fantasticare quasi l’opposto, un universo caratterizzato dall’essere single o comunque indipendenti, in cui percepiscono immediatamente qualsiasi richiesta o vulnerabilità come qualcosa di difficile da tollerare.

Susana Covas è una psicologa specializzata in femminismo applicato alla vita quotidiana delle donne, e ha indagato in modo approfondito il fenomeno delle nuove mascolinità. Covas ritiene che non si possa parlare di amore delle donne o degli uomini “perché è una cosa a due”. E si pone diverse domande: “Ci sono uomini disponibili oggi ad avere relazioni romantiche in cui non ci si deve rimpicciolire per stare con loro? Ci sono uomini che permettono relazioni egualitarie in cui le donne non devono sminuirsi? Ci sono uomini con cui una possa sentirsi bene e a suo agio se non risponde a certi canoni estetici? Ci sono uomini che accettano, incoraggiano e promuovono il fatto che le donne non rinuncino alla loro vita intellettuale o ai loro principi, per stare con loro?”.

Il dumping amoroso

Chollet descrive la situazione come dumping amoroso. Sostiene che questa dinamica strutturale può spingere molte donne a concedere il loro amore a un uomo “sminuendo le loro esigenze nella relazione – la loro richiesta di reciprocità in termini di attenzione, empatia, impegno personale, distribuzione dei compiti, ecc. – rispetto ad altre potenziali partner con cui competono, sobbarcandosi il costo che questo implica per loro stesse”. L’autrice assicura che tale strategia fornisce a queste donne “un vantaggio individuale momentaneo”, ma le danneggia a lungo termine e mira a “indebolire le donne eterosessuali nel loro insieme”. “Permette agli uomini di non subire mai le conseguenze di comportamenti negligenti o di abusi veri e propri. Pertanto, non sono mai costretti a mettere in discussione i presupposti che la loro educazione ha inculcato loro riguardo al loro posto [nel mondo], e ai loro diritti. Sono in grado di dettare i termini della relazione e, se una donna li lascia, sono sicuri di trovarne un’altra che accetterà le loro condizioni” afferma l’autrice.

La psicologa Paula Delgado spiega in che modo la socializzazione di genere si esprime a livello psicologico: «Il valore delle donne è legato a quanto siamo brave a soddisfare i bisogni degli altri, è legato all’essere una buona partner, una buona amica, una buona figlia, una buona madre e questo va al di sopra del benessere personale”. Delgado ritiene che tale idea sia alla base del “rimpicciolirsi” di molte donne, “alla fine ci arrendiamo e ci facciamo piccole per paura di occupare il nostro spazio o per paura che, se lo facciamo, disturbiamo”. Questo sminuirsi, prosegue, è legato ad esempio al rifiuto di esprimere chiaramente emozioni o bisogni all’interno delle relazioni, perché si dà per scontato che non verranno presi in considerazione, che daranno fastidio all’altro, o che potrebbero rappresentare un problema che metta a rischio anche il legame. Questo rimpicciolimento può consistere anche nell’abbassare languidamente la testa, come Carla Bruni in quella copertina di Paris Match. Mona Chollet lascia spazio alla speranza: non rimpicciolirsi protegge le donne, poiché costringerà gli uomini a “rivelare il loro vero volto”; “Se scappa, molto probabilmente non sarà una grande perdita; piuttosto rappresentava un pericolo”. In ogni caso, Chollet rivendica l’opportunità di creare relazioni amorose più egualitarie ed emozionanti. “E poco a poco, passo dopo passo, si può far si che finalmente si sposti il monolite di una cultura che pone le donne di fronte a un’alternativa impossibile, costringendole a scegliere tra la realizzazione del loro amore e la loro integrità personale, come se l’una fosse possibile senza l’altra; come se potessi conoscere la felicità, dare e ricevere amore se sono un essere troncato a metà”.

* 1) le aspettative in una coppia eterosessuale caratterizzano ancora entrambi i partner, solo che a lui viene richiesto di fare macho-man penalizzando emotività o debolezze (io stessa ebbi un attimo di estraniamento col primo fidanzato alle prese con la cremina antirughe), mentre il copione di femminilità tradizionale passa per esaltare aspetti che, senza imposizioni di mezzo, non ci sarebbe niente di male a coltivare (come la cura del proprio aspetto o i vincoli affettivi), ma comporta anche restrizioni pesanti della propria libertà di movimento, del tempo da dedicarsi e addirittura della possibilità di esprimersi (“Così li fai scappare, gli uomini!”); 2) il riferimento al rendimento universitario della coppia ci porta a casi terribili di cronaca recente; 3) la questione dei “patti” a cui si scende per avere figli varia di coppia in coppia, ma l’episodio narrato qui sopra mi conferma nell’idea che le donne che desiderano avere figli dovrebbero essere messe in grado di averne a prescindere da un partner che a) non la vede come una priorità e b) ha tutto il tempo per cambiare idea. E poi, vabbè, l’immane privilegio dell’indipendenza economica e affettiva mi porta a chiedermi: se una relazione può portare tutti questi svantaggi per le donne, perché continuiamo a fingere che sia un ‘traguardo’ imprescindibile, invece che un’opzione come un’altra? La risposta è: non fingiamo più. Ma solo se possiamo permettercelo, purtroppo.