Risultati immagini per feminist disney princess Si ha sempre l’età per NON morire di amore romantico.

Ce lo spiega Judith Muñoz-Saavedra, professoressa del Dipartimento di Didàctica i Organització Educativa (DOE) all’Universitat de Barcelona, ed esponente della corrente di docenti che si occupa di proporre modelli culturali alternativi a quelli, spesso nocivi e a volte letali, che ci vengono inculcati fin dall’infanzia. La Catalogna, la Spagna, il mondo latino affrontano queste tematiche da molto tempo e hanno prodotto un materiale didattico sterminato. Spero quindi che l’intervista che mi ha concesso Judith (qui in versione originale) possa fornire degli spunti a chi in Italia prova a fare lo stesso, e invogliare chi non lo fa a cominciare!

In che senso l’amore romantico “uccide”?

La retorica dell’amore romantico rinforza i ruoli tradizionali di genere e giustifica diverse forme di violenza maschilista. Noi donne viviamo circondate di messaggi che negano la nostra autonomia; ci dicono che saremo felici solo quando troveremo un partner e che l’amore ideale è donarsi totalmente all’altro, senza aspettarsi niente in cambio. Siamo state programmate socialmente per cercare di essere amate a qualunque costo, per questo crediamo che dipendere dalle persone che amiamo e sacrificarci per loro sia parte integrante di un normale rapporto di coppia e che la gelosia sia un’espressione d’amore, non di controllo.

Tutte queste idee fanno parte di ciò che chiamiamo miti o topoi sull’amore romantico e sono direttamente vincolate alle costruzioni imposte di genere e ai rapporti di potere nelle società patriarcali. Attraverso questi miti l’amore acquisisce un senso differente nella vita di uomini e donne. Gli studi di Mari Luz Esteban dimostrano che una delle principali conseguenze della disuguaglianza di genere nei rapporti amorosi è il fatto che le donne si leghino agli uomini a partire da uno stato di subordinazione, necessità o carenza. La dipendenza dall’amore di qualcun altro, la necessità di essere amata o l’angoscia di non esserlo può facilitare il fatto che le donne si adattino, tollerino o neghino situazioni di maltrattamenti e violenza fisica e psicologica. Inoltre, il romanticismo patriarcale opera come pretesto per giustificare l’abuso di potere e diversi comportamenti violenti maschili. In nome dell’amore, molte donne sono violentate, castigate o uccise ogni giorno, in tutto il mondo.

Credi che l’amore abbia una storia? Insomma, il modo di amare cambia nel tempo?

In effetti, ciò che intendiamo per amore è cambiato e ha acquisito significati diversi a seconda del periodo storico. Non è neanche un concetto universale, perché esistono importanti differenze tra le varie culture. Però anche nella storia delle società occidentali troviamo concezioni diverse d’amore. Per esempio, la visione del piacere e delle relazioni affettive separate dal matrimonio nella cultura greca è radicalmente diversa dal puritanesimo amoroso dell’epoca vittoriana. Nella maggior parte della nostra storia, il costituirsi di rapporti di coppia ha avuto molto più a che fare con l’economia, la produzione e la sopravvivenza che con l’idea di amore romantico che abbiamo nell’epoca attuale. Le radici dell’ideale amoroso che abbiamo oggi le troviamo nel pensiero illuminista: nell’esclusione delle donne dallo stato di cittadinanza, nella loro assimilazione alla natura, nella negazione dell’uso della ragione e nella rigida separazione tra la sfera pubblica e quella privata. Queste basi filosofiche, conosciute come “misoginia romantica”, furono adottate dalla borghesia del XIX secolo, diventarono popolari attraverso la letteratura e si trasformarono nel fondamento delle politiche pubbliche dei welfare europei. In questo modo, e senza che ce ne accorgessimo, il romanticismo patriarcale si trasformò in “senso comune”, avallando così rapporti amorosi basati sulla dipendenza e la subordinazione delle donne.

Come si possono proteggere le bambine e i bambini dall’amore romantico?

Credo che la cosa più importante sia promuovere l’educazione emozionale nell’infanzia come elemento di protezione nel presente, e come strategia di prevenzione della violenza di genere e delle relazioni violente nel futuro. I bambini e le bambine devono imparare a conoscere e gestire le loro emozioni, ma devono anche avere l’opportunità di conoscere altri modelli d’amore basati su rispetto, empatia e collaborazione tra pari. È anche importante educare all’uso delle reti sociali perché non si trasformino in uno spazio di violenza, controllo e intimidazione. Senza dubbio bisogna affrontare l’argomento a tuttotondo: in famiglia, a scuola, attraverso i mezzi di comunicazione e nelle politiche pubbliche. Un elemento chiave è la scuola, perché è uno degli spazi determinanti per la costruzione d’identità di genere, dunque è un luogo privilegiato per contribuire alla trasformazione di ruoli, stereotipi e rapporti di potere tra uomini e donne.

Quali “vantaggi” ricaverebbero gli uomini rinunciando al loro ruolo nell’amore romantico?  

La mascolinità egemonica presente nell’amore romantico perpetua i ruoli tradizionali di genere che danneggiano anche gli uomini. La pressione sociale riguardo all’ideale dell’uomo cacciatore, autoritario e insensibile, prevede che gli uomini siano in uno stato di competizione costante e lottino per mantenere uno status in cui non si metta in dubbio la loro virilità. Nonostante questo, credo che non dovremmo essere noi donne a indicare questi “vantaggi”. Tocca agli uomini sviluppare una profonda riflessione etica sui privilegi che comporta per loro l’amore romantico patriarcale. Un modo diverso d’intendere l’amore implica rinunciare a questi privilegi per accedere a relazioni più sane, libere e giuste.

Il modello di amore imposto dalla Disney e da altre narrative commerciali è molto radicato nella società. Che modello alternativo gli contrapporresti?

Per fortuna, e grazie a Pixar, il mondo Disney si è evoluto, anche se non a sufficienza. Le principesse non aspettano più passive che le salvi un principe azzurro, però continuano a essere le belle e generose protagoniste di storie romantiche che, spesso, sfociano nel matrimonio. In contrapposizione a questo esistono personaggi infantili come Dora l’esploratrice o film d’animazione giapponesi come La città incantata, che sfidano gli stereotipi. Sono esempi isolati perché non c’è un modello della stessa portata capace di contrapporsi all’egemonia della Disney, tuttavia le reti sociali offrono l’enorme opportunità di scoprire risorse pedagogiche alternative. In rete possiamo trovare favole, film, giochi non sessisti e comunità alternative interessate a questi argomenti.

Che consiglieresti agli insegnanti italiani per aiutare gli studenti ad affrontare gli stereotipi dell’amore romantico?

I professori hanno un’enorme responsabilità, perché sono degli autentici modelli e “influencers” tra i giovani. Quindi, la prima cosa da fare per i docenti è riflettere sui loro miti personali circa l’amore romantico, e credere nella propria capacità di influenzare gli alunni, dar loro consigli e spingerli a mettere in discussione il sessismo. La seconda mossa è sviluppare strategie integrali che affrontino la disuguaglianza delle donne sia nel centro educativo che in aula. Nella maggior parte delle scuole persiste ciò che chiamiamo il curricolo nascosto, che sono le norme, i valori e le convinzioni che si trasmettono in forma non esplicita, ma riproducono il sessismo e normalizzano delle manifestazioni di violenza maschilista. È necessario che ogni scuola riveda i contenuti, le metodologie e il linguaggio che utilizza, perché non sono neutri in termini di genere e possono occultare tratti androcentrici. Per esempio, le donne vengono spesso escluse come soggetti storici e figure di riferimento del sapere, con l’argomentazione che non esistono abbastanza scienziate, filosofe o donne di potere. O non s’interviene in cortile quando si osservano giochi che segregano i bambini dalle bambine, o s’ignora il linguaggio offensivo e sessista in una discussione tra compagni/e. Per lavorare in aula c’è tantissimo materiale didattico a disposizione, tenere un incontro ad hoc ogni tanto o affrontare l’argomento nell’ora di tutorato è assolutamente insufficiente. È necessario cambiare mentalità e lavorare in modo trasversale in tutte le materie, perché i docenti di matematica, educazione fisica o lingue hanno la stessa responsabilità. In questa linea, l’uso di metodologie socioaffettive, di dilemmi morali e le attività cooperative sono buoni alleati per lo sviluppo di strategie educative che permettano di mettere in discussione il modello di amore romantico e smentire i miti sulla violenza di genere. Infine non bisogna aspettare che il problema si manifesti, è importante realizzare programmi di prevenzione e riporre fiducia negli alunni. Una delle esperienze più efficaci è quella di formare gli alunni e le alunne perché siano capaci d’individuare da sé i maltrattamenti fisici, psicologici e sessuali che possano soffrire i loro compagni e compagne,  e agire di conseguenza.

(Non so voi, ma io preferisco la sua versione. È comica quasi quanto l’originale)