Ecco qui (scorrendo dal basso) le puntate precedenti.
Alcuni nomi e fatti sono stati alterati per questioni di privacy, ma le cose sono andate più o meno così.
Scoop!

Mi rivedo nell’atto di ridere, mentre scelgo un’oliva.
L’amico invece sgranocchia delle patatine, già stanco delle mie lagne.
L’ho reclutato all’ultimo momento per festeggiare la fine del trasloco, che è durato quasi tre giorni. I vicini pakistani che caricavano gli scatoloni sui loro carrelli mi rivolgevano le stesse tre frasi in inglese o in spagnolo, mentre io in urdu sapevo dire tipo “ti amo” e “lenticchie”: come risultato dell’esperimento linguistico, dopo aver già pagato i duecento euro pattuiti mi sono ritrovata il ripostiglio ancora ingombro. I vicini e i carrelli erano spariti, e il giorno dopo dovevo riconsegnare le chiavi, o addio caparra.
Mentre risalivo a prendere le ultime cianfrusaglie, sulle scale mi ha seguita una donna tarchiata, coi capelli ondulati color biondo platino e le zeppe di sughero molto alte. Non era la prima volta che la vedevo: a parte i capelli mi ricordava Iside, la prostituta dal cuore d’oro di Brutti, sporchi e cattivi. Le ho dato la precedenza perché reggeva due buste della spesa, e sono riuscita così a coglierla mentre si fermava davanti a una certa porta, armeggiando con un mazzo di chiavi dall’aria antica. L’uomo col mastino deve aver sentito il frastuono, perché si è affrettato ad aprire.
Così l’ultima immagine che mi rimane di lui è quella di un’ombra al di là di una porta socchiusa.
“Ancora non riesco a usare la chiave” ha ridacchiato Iside, accentuando un’inettitudine che di solito non deve avere. Avrà già capito quanto piaccia, a lui, salvare le donne che trova maldestre.
Stavolta ho sorriso anch’io: uno che cambiava serrature ogni giorno non faceva niente per riparare la sua! Magari pure quella era un ricordo d’infanzia…
Poi è stato il mio turno di chiudere a chiave, per l’ultima volta: niente piagnistei, dovevo cercare un Internet point che mi stampasse i documenti per il corsetto online, il cui inizio è imminente. Giorni prima un’impiegata del Consolato mi ha messo in guardia, il titolo finale mi verrà riconosciuto solo nell’università che impartisce il corso. I dubbi su quella faccenda mi erano venuti da un po’, ma ormai la retta era pagata.
Quando già stringevo in pugno i documenti, incerta se tornare addirittura a casa per riporli in un luogo sicuro, ho deciso in extremis di chiamare l’amico, che vive a cinquanta metri dalla Rambla del Raval e a duecento dalla mia nuova casa. È uno dei pochi con cui ho legato allo Spazio, e so che frequenta pure il bar in cui Bruno ha lo scambio linguistico con quella tizia biondissima.
Sono quasi le otto di sera ed è domenica, al centro della Rambla del Raval c’è la “tenda berbera”: un bar tutto drappeggi e tavolini bassi che viene montato solo il fine settimana. I proprietari magrebini non servono alcool, ma frullati e tè alla menta, qualche bibita gassata e tante olive.
Fino a poco tempo prima non sputavo i noccioli: mi faceva schifo vederli nel piatto mezzi rosicchiati, piuttosto preferivo il mal di pancia! L’amico ride della mia rivelazione, lieto di interrompere i discorsi sul triangolo svogliato che lui porta avanti, e sul tizio misterioso che mi tiene “in sospeso” da un anno. Anche stavolta non faccio nomi, ma brandisco uno stuzzicadenti come se fosse una spada: “Se quello lì non torna presto, non mi trova più”. E infilzo un’altra oliva.
L’amico approva la decisione senza fare ulteriori commenti. Il suo volto già si illumina di un sorriso più frivolo:
“Sai lo scoop?”.
Ma sì, spettegoliamo un po’! Almeno diamo un senso alla serata. L’amico fa una pausa teatrale, poi aggiunge:
“Il nostro Bruno si è innamorato…”.
Nell’istante in cui esita ho il tempo di pensare che Bruno l’ha fatto di nuovo: ha parlato a qualcuno della nostra “frequentazione” senza nominarmi. Poi l’amico prosegue:
“Si è innamorato di una con cui ha lo scambio linguistico, in quel bar che…”.
“Una tizia biondissima?”.
L’amico affoga la delusione in un sorso di tè.
“Ah, allora già lo sapevi! Vabbè, ormai lo sanno tutti”.
A venerdì per il seguito!
Se vi piace ciò che scrivo, date un’occhiata al mio Sam: non glielo ricordate, ma ha vinto un premio proprio figo.









